La richiesta di chiusura del canale da cui dal 2012 va in onda il Tg del giornalista Pino Maniaci, Telejato, arriva da Malta, la quale accusa rispettivamente i canali 28 (canale assegnato a Telejato) e 46 del digitale di disturbare il segnale del proprio territorio. La Corte europea, alla quale l’isola si è appellata, le ha dato ragione, imponendo all’emittente televisiva di bloccare le trasmissioni entro la data del 2 dicembre prossimo. Ma per comprendere a pieno la vicenda serve ricapitolare un po’ la storia e i trascorsi di Pino Maniaci e della sua Telejato. Nata nel 1989, l’emittente è da sempre in prima linea nella lotta alla mafia e alla corruzione nell’isola e le numerose inchieste condotte nel tempo hanno conseguentemente attirato nei confronti di Maniaci e del suo team, denunce e minacce. Lo stesso Maniace sottolinea di aver totalizzato complessivamente più di 300 querele, tutte vinte, ma che di certo non gli hanno reso semplice il suo lavoro e la sua vita personale. Oltre a ciò il giornalista e l’emittente sono più volte state vittime di aggressioni, con macchine bruciate, gomme tagliate e aggressioni fisiche – come quando ad esempio lo stesso Maniace rischiò di essere ucciso dal figlio di un boss, il quale cercò di soffocarlo usando la sua stessa cravatta – e per finire una serie di atti intimidatori, come la barbara uccisione dei due cani mascotte della televisione, Billy e Cherie, massacrati e fatti trovare impiccati nel recinto accanto alla sede della televisione il 2 dicembre dello scorso anno.
Nonostante tutto ciò, Telejato non ha mai smesso di andare avanti, continuando a denunciare ciò che di marcio c’è nell’isola, senza risparmiare nomi e cognomi anche “illustri”. Ecco perché il battagliero Pino Maniace non ha intenzione di arrendersi nemmeno sta volta dichiarando che non chiuderà le trasmissioni a costo di farsi arrestare. Infatti anche questa volta la faccenda è poco chiara; per capire a fondo “cosa c’è che non va”, ecco riportata la spiegazione data dallo stesso Maniace durante un’intervista concessa a Cristiana Mastronicola per Articolo 21: «Dobbiamo spiegare chiaramente come stanno le cose e trarre anche spunto da una legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale. Iniziamo dal fatto che nel 2012, quando si passa al digitale terrestre, l’Italia sa benissimo che in Sicilia deve spegnere due canali (o non dare due canali) perché sono di competenza di Malta, i canali 28 e 46. Questi due canali vengono dati, invece, a due consorzi di emittenti e nel 28 ci siamo noi, e non è l’LCN, ma è canale di trasmissione. Succede che, dopo tre anni, Malta riceve dei disturbi da parte dell’Italia, della Sicilia in particolare, e chiede che il problema venga risolto. Ora, sappiamo che Malta si trova nel Tirreno, sotto la Sicilia e i disturbi che possono arrivare a Malta possono derivare dalle frequenze che si trovano ad Agrigento, a Siracusa, a Catania e non certo quelle provenienti da Palermo. Il segnale televisivo appena c’è una montagna si ferma. Noi ci troviamo a Monte Bonifato – in provincia di Trapani – e qui c’è una Monte Bonifato vetta dove si trovano le televisioni nazionali e una Monte Bonifato bassa dove ci sono le locali. È impossibile che le frequenze arrivino a Malta, nemmeno con l’aereo ci arriverebbero! Ecco, qui incominciano le prime incomprensioni: innanzitutto perché ce lo avete dato e ci avete fatto firmare una concessione per venti anni su un canale che già sapevate a priori che avreste dovuto spegnere? Questo rientra in quei paradossi all’italiana incomprensibili. Inoltre, in una delibera del 2014 non ci sono le province di Palermo e Trapani in questo switch off, in questo spegnimento, ma sono quelle di Agrigento, Siracusa, Catania che devono spegnere. La legge, infatti, prevede o la rottamazione – che significa “chiudi e noi ti paghiamo” – oppure, qualora non si volesse rottamare, la richiesta di una frequenza alternativa. Non è che ci sia nulla di male in questo, per cui invece del 28 ti danno il 29… Il problema è che le frequenze sono state assegnate tutte e che in Sicilia non rottama nessuno. Dunque quale frequenza mi dovete dare? Qual è l’alternativa? “Noi non possiamo darti altre frequenze perché non ha rottamato nessuno”. Se, al massimo, rottamassero una o due televisioni, si seguirebbe una graduatoria: Telejato si trova al diciassettesimo posto, quindi sarebbe impossibile che ci venisse data una frequenza. A questo si aggiunge il fatto che nel 2015, dopo lo scandalo Saguto, nasce una delibera che viene pubblicata nella Gazzetta Ufficiale, in cui – guarda caso – spunta la provincia di Trapani (quella in cui noi trasmettiamo) che prima non c’era. Qualcosa che non va c’è».
A sostegno di Telejato è stata lanciata anche una petizione su Change.org dal cronista de Le Iene Ismaele La Verdena, sperando così di riuscire a far sopravvivere l’emittente.
Lorena Peci
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