Eclettici e stravaganti, sono molti i registi e gli attori passati alla storia – oltre che per la loro bravura – per le loro folli richieste o performance fuori dal normale. Soprattutto grandi nomi – forse lo scotto da pagare per la genialità di un’artista –, che si sono spinti ai limiti della sanità mentale e no. Caliamoci dunque in queste cinque storie di pazzia, tra incidenti e megalomania, più una menzione d’onore finale, che rappresenta forse il caso più eclatante in assoluto.
Si tratta di una storia che coinvolge anche il produttore Harvey Weinstein, “famoso” per varie vicende di molestia a suo carico (ma non è questa la sede per parlarne). Per molto tempo si parlò di una presunta relazione tra il regista Quentin Taratino e l’attrice Uma Thurman, apparsa per la prima volta in Pulp Fiction. Durante le riprese di Kill Bill, pellicola di cui è stata la protagonista, la Thurman venne convinta – riluttante – a eseguire un pericoloso stunt in auto senza controfigura. Si trattava di un percorso difficile, sterrato, a velocità elevata: l’attrice finì per schiantarsi contro un albero, riportando ferite alla testa e in tutto il corpo. Questa volta Tarantino esagerò, e dopo un primo momento d’ira, seppe chiedere scusa all’attrice.
Il titolo del paragrafo è volutamente ironico, ma anche questo grande regista, il maestro della simmetria, Stanley Kubrick, andò un po’ troppo oltre una volta. Tutti senza dubbio ricorderete la famosa scena di Arancia Meccanica, in cui il protagonista, Alex DeLarge, viene sottoposto a una terapia visiva per farlo “guarire” dalla sua “ultraviolenza”. Bene, il nostro Kubrick ebbe la brillante idea di tenere aperti gli occhi del personaggio con delle reali pinzette: certo, una scena indimenticavbile per il suo crudo realismo, ma l’attore Malcolm McDowell riportò serie lesioni alla retina.
Passiamo ora a due grandi attori, Leonardo Di Caprio e Viggo Mortensen: entrambi, pur di non sacrificare la propria performance, hanno rischiato grosso. Nel primo caso, sul set di Django: Unchained, il nostro di Caprio, nel corso delle riprese, sbattendo la mano su un tavolo si ferì gravemente rompendo un bicchiere di vetro. Nonostante la quantità di sangue e lo sguardo esterrefatto degli altri attori, continuò a recitare, lasciandoci una scena senza precedenti.
Viggo Mortensen, invece, nei panni di Aragorn nell’immortale trilogia de Il Signore degli Anelli, è legato a due aneddoti: un primo, meno grave, perché nel corso di una scena in cui calcia un elmo, si ruppe due dita del piede (e le urla, nella scena per disperazione, furono di vero dolore). Rischiò, però, seriamente la vita: per una scena a cavallo, il regista Peter Jackson scelse un’area utilizzata in parte per esercitazioni militare, e quindi disseminata di ordigni inesplosi. Mortensen, dimenticandosi di queste indicazioni, cominciò a cavalcare fuori dall’area prevista e si pensò che sarebbe saltato in aria da un momento all’altro.
Non c’è molto da dire su questo punto. Basterebbe dare un’occhiata alla filmografia di Edward Norton, per scoprire che non è il miglior attore con cui lavorare. In più occasioni, infatti, si scontrò aspramente con molti registi, portandoli all’esasperazione: contestava spesso le sceneggiature e voleva fare sempre di testa sua. Basti pensare, per esempio, alla cancellazione del suo ruolo per Hulk (che poi passò a Mark Ruffalo) o al meraviglioso film che è American History X, di cui regista rinnega la versione finale perché troppo compromessa dall’attore. Chiudiamo il punto con una scena di Birdman di Innaritu, in cui il personaggio di Norton è ispirato all’attore stesso e che quindi mostra anche una sorta di autocritica.
Sono innumerevole le folli vicende legate alle riprese di Apocalypse Now, tra Coppola e i vari attori, e non solo. Partiamo dal fatto che sul set, tutti, dagli operatori agli attori, abusavano di droghe e alcool: le condizioni di lavoro erano durissime, complici anche le condizioni metereologiche e la situazione politica delle Filippine (usate per rappresentare il Vietnam). Per comprendere meglio le reali condizioni, oltre alla enorme quantità di cocaina e birre che giravano sul set, lo stesso Martin Sheen (il protagonista) nella scena iniziale è realmente ubriaco (come richiesto da Coppola stesso) e si tagliò addirittura la mano. E Sheen, tra l’altro, ebbe pure un attacco di cuore proprio per questi abusi.
La cosa che però più sconvolge, oltre alla costante presenza di ratti per l’ambientazione, è il fatto che furono usati reali cadaveri sulla scena. Vi furono infatti delle indagini, perché i cadaveri provenivano da un obitorio e ovviamente il fatto era illegale: venne però incolpato il ragazzo che li procurò e tutto si risolse. Infine, il film ebbe una lunga e travagliata gestazione, soprattutto per tempistiche e mancanza di budget. Tale era lo stress che lo stesso Coppola tentò il suicidio, che ovviamente non andò a buon fine. Vi lascio con la famosa scena con di sottofondo la Cavalcata delle Valchirie di Wagner.
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