“Povere Creature!” (titolo originale “Poor Things“) di Yorgos Lanthimos debutta sul grande schermo italiano, regalando al pubblico un’esperienza cinematografica indimenticabile. Quest’opera, non solo cattura l’attenzione degli spettatori, ma lascia un’impronta indelebile nella psiche di chi l’ha vista. Lanthimos riesce a creare un’atmosfera angosciante e surreale mantenendo, allo stesso tempo, un forte messaggio di resilienza e speranza.
Il film si rivela complesso, esplora temi legati alla libertà. All’emancipazione femminile e alle dinamiche di una società che, quando possibile, mostra il suo lato peggiore. Il personaggio principale, Bianca, interpretata da Emma Stone, emerge come una figura emarginata ed eccentrica costretta a sopravvivere in un mondo che la considera una povera creatura. Tuttavia, attraverso la sua tenacia e il desiderio di libertà, riesce a ribellarsi conquistando il pubblico con il suo coraggio e la sua resilienza.
Il regista greco si mette completamente in gioco, dimostrando il suo genio e talento che hanno già caratterizzato lavori come “La Favorita” (2018). Questa volta, si cimenta nel suo primo adattamento cinematografico di un romanzo. Prendendo ispirazione, appunto, dall’omonimo libro del visionario scrittore scozzese Alasdair Gray, scritto nel 1992. Una sorta di fiaba fantascientifica che ha come protagonista una creatura frankensteiniana.
“Povere Creature!” di Lanthimos ci trasporta nella Londra vittoriana dove, Victoria (Emma Stone), una giovane donna incinta, si getta nel Tamigi travolta da una disperazione inarrestabile. La trama prende una svolta sorprendente quando il suo corpo viene ritrovato senza vita sulle rive dall’eccentrico chirurgo Godwin Baxter (Willem Dafoe), che è deciso a compiere un esperimento straordinario, con l’aiuto del suo devoto studente di medicina, Max McCandles (Ramy Youssef), affinché assistesse una fanciulla dal carattere stravagante e bisbetico, connotata da atteggiamenti ingenui. Questa giovane è Bella Baxter (Emma Stone), resuscitata grazie all’impianto del cervello del feto sopravvissuto al suicidio di Victoria, al posto del suo, regalando così una “nuova” vita alla giovane disperata.
Ciò che segue è un affascinante viaggio di crescita e scoperta per Bella, che si trova a essere sia madre che figlia di sé stessa. Tuttavia, il suo corpo e il suo cervello non sono completamente sincronizzati, almeno non ancora. Max, incaricato di annotare i progressi giornalieri di Bella diventa uno spettatore della sua rapida crescita e delle sue avventure uniche e comiche.
La trama si sviluppa in modo avvincente mentre Bella, con la sua straordinaria bellezza e ingenuità, esplora il mondo che la circonda. Il suo percorso di crescita, in parte simile a quello di Frankenstein, è caratterizzato da una sete insaziabile di conoscenza, esperienze e libertà. Mentre affronta le prime emozionanti scoperte della vita, Bella diventa una figura affascinante, desiderosa di imparare, scoprire e sperimentare. Il dottor Baxter osserva con orgoglio i progressi della sua creatura, votata all’intraprendenza, all’eccentricità, alla genuinità e per nulla incline alle convenzioni e alle regole. Uno spirito libero che intende trovare appagamento, compiere esperienze e vedere il mondo fuori dalle protettive mura della casa-laboratorio dov’è “nata”.
Il film prende una svolta inaspettata quando Bella, pur essendo promessa in matrimonio a Max, decide di lasciare il nido paterno per esplorare il mondo insieme al dissoluto avvocato Duncan Wedderburn (Mark Ruffalo), incontrato nella tenuta del dottore. Questo viaggio la porta attraverso l’Europa, da Lisbona a Parigi, mentre Bella esplora la sua sessualità e si confronta con le regole della società. La donna fanciulla guarda il mondo con sguardo affamato ed ingenuo, ancora ignara delle regole, dei giudizi e delle ipocrisie che costringono la società. Così, spinta solo dal desiderio di liberare i propri impulsi e la propria sete empirica, divora ogni istante, evento, persona e idea. Bella non conosce contegno e vergogna, ma solo curiosità e schiettezza.
La trama si intensifica quando il comportamento sempre più ribelle e anticonvenzionale di Bella mette in difficoltà Duncan, il quale è indignato soprattutto per le frequenti esperienze sessuali di Bella al di fuori della loro sfera intima, culminando nella degradante realtà della prostituzione, quest’ultimo, incapace di comprendere la sua emancipazione, cerca vendetta. Bella, tuttavia, nonostante le sfide, trae insegnamenti da ogni situazione, determinata a cambiare le circostanze avverse, crudeli e misogine che le si presentano. La sua audacia è indirizzata a difendere qualsiasi forma di disuguaglianza sociale, sostenendo una emancipazione mentale, sentimentale, sessuale e sociale sfacciata, magnifica e ricercata.
Il film di Lanthimos affronta il tema dell’emancipazione concentrandosi sull’esperienza femminile e mostrando come la società patriarcale controlli le donne. La sessualità diventa un elemento di crescita personale e libertà, purché consenziente e frutto di scelta. Bella decide di ribellarsi quando capisce di essere vista solo come un corpo dagli uomini.
Gli uomini che conosce, al contrario, ambiscono a una figura femminile malleabile, capace di adattarsi ai loro desideri. Godwin e Max si autodefiniscono il suo creatore e il suo osservatore, ma entrambi si dedicano a esercitare un controllo stringente su di lei. Le impongono comportamenti, dettano regole su cosa fare e cosa evitare, la confinano entro le mura domestiche e parlano di lei come se fosse un oggetto privo di sensibilità, invece di riconoscere la sua umanità.
Duncan non si discosta dai suoi due predecessori: si autodefinisce un appassionato amante, costantemente alla ricerca di nuovi stimoli che si traducono in continue storie e avventure con donne sempre diverse. Ciò che lo attrae di Bella è il suo essere aperta e disinibita (o almeno così la interpreta lui). Questo stesso atteggiamento lo condanna nel momento in cui si dichiara innamorato, cercando di imprigionarla in una relazione monogama e priva di qualsiasi stimolo esterno. Tuttavia, non è amore, ma piuttosto possessività; non sopporta che Bella adotti lo stesso comportamento che lui ha avuto con le sue amanti passate.
“Povere Creature!” si distingue come una commedia colorata, intelligente e straordinaria, lontana dalle aspettative convenzionali. È un capolavoro di trasparenza unica ed inedita, che potrebbe non essere apprezzato da tutti. Il film affronta temi audaci e provocatori attraverso fotogrammi travolgenti, dialoghi penetranti e parole che creano nuovi orizzonti di pensiero. La sua franchezza e sincerità possono essere scandalose, grottesche e vivaci, superando i limiti convenzionali e sfidando il falso moralismo.
Pur con momenti di drammaticità, “Povere Creature!” disturba lo spettatore con ironia e saggezza, rifiutando ogni forma di conformismo e ipocrisia diffusa. La creatura di Lanthimos esplora l’abbondanza e gli eccessi, così come la mancanza, attraversando un’ampia gamma di emozioni, dalla gioia al dolore, dalla felicità alla tristezza, senza ancora possedere gli strumenti per cambiare ciò che non funziona.
“Povere Creature!” presentato in concorso all’80ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia – aggiudicandosi il Leone d’oro come “miglior film”, due Golden Globe come “miglior film commedia o musicale” e a Emma Stone come “miglior attrice”, inoltre candidato a ben undici nomination agli Oscar 2024, Povere creature! stravince grazie alla magnifica sceneggiatura di Tony McNamara, all’ipnotica alchemica dissonante musica di Jerskin Fendrix, agli incantevoli e spudorati costumi di Holly Waddington, e soprattutto grazie alla straordinaria, fantastica e intelligente interpretazione della protagonista da parte della talentuosa Emma Stone, che supera se stessa grazie ad un perfetto, faticoso e sincero lavoro sul suo personaggio.
Fonte Foto in Evidenza: movietele.it
Giada La Spina
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Nata ad Acireale nel 2001, sotto il segno affabile della Bilancia, si caratterizza per una personalità vivace e intraprendente e per il suo sorriso contagioso. Attualmente immersa nei libri della facoltà di lettere a Catania, dove si nutre della bellezza delle parole e della profondità dei significati, dietro la sua leggera timidezza si cela una scintilla pronta a brillare. Ama il tramonto e l’alba, che la rappresentano soprattutto per la luce che emanano. Ma in un mondo che a volte sembra frenetico, lei è la costante serenità che invita a godersi ogni momento, non a caso la sua filosofia di vita è “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo”. È una grande sognatrice, non ha paura di puntare in alto ma d’altronde si dice che se puoi sognarlo puoi farlo, oh sbaglio?