Attualmente, a parte i quotidiani di notizie online e le testate giornalistiche cartacee fruibili anche sul Web, i mezzi d’informazione più diffusi su Internet coincidono con i social network, in particolare con Facebook. Attraverso il servizio Instant Articles, infatti, le notizie provenienti da bollettini letti internazionalmente – quali The Guardian o New York Times – vengono inglobate nei sistemi delle reti sociali, in cui vengono poi reimpostate a seconda del profilo utente a cui verranno mostrate. Per molti giornali, il suddetto rappresenta un ottimo modo per ricevere un numero sempre più elevato di visualizzazioni; tuttavia, ciò che in realtà quasi nessuno considera è il fatto che Facebook non mostri le news così come vengono realizzate dalle varie redazioni, perché ne altera l’argomento con altri contenuti, in modo tale da generare determinati effetti sul lettore di turno.
La lettura di articoli il cui taglio non riproduce fedelmente il modo di fare notizia dei giornali, quindi, deteriora irrimediabilmente l’opinione che ne ha il pubblico. Molti reporter freelance sono intimoriti proprio da tale nuova modalità giacché, ovviamente, potrebbero servirsi di fonti tutt’altro che attendibili per la stesura dei propri pezzi, senza neanche accorgersene. Perciò, lo strumento di cui molti si servono è Signal, nuovo servizio supportato da Facebook che permette di tenere sotto controllo i trend del momento, i gossip e, dunque, le news più in voga. In ogni cso, sarebbe opportuno che i giornalisti imparassero a cercare sul Web le fonti più appropriate mediante cui fornire a una platea quasi sempre disinformata le effettive informazioni che merita.
Anastasia Gambera
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