La famiglia Napoli rappresenta l’antica e celebre tradizione dell’Opera dei Pupi siciliani. Don Gaetano Napoli fondò la compagnia, portandola avanti insieme ai tre figli Pippo, Rosario e Natale e all’instancabile madre Italia Chiesa. Fiorenzo Napoli e i suoi ragazzi si occupano, oggi, di proseguire questo folclore. In esclusiva per Voci di Città le curiosità e i proponimenti della nuova stagione.
CATANIA – Per il secondo anno consecutivo, il centro commerciale Porte di Catania ha ospitato la conferenza stampa dei Fratelli Napoli, i quali hanno illustrato il calendario degli spettacoli ed eventuali intenzioni future inerenti la nuova stagione marionettistica dei Pupi siciliani. Drammi e commedie come La natività di Gesù Bambino, Cristo al Golgota, La passione di Agata e così via sono riproposte annualmente per mantenere fervida la tradizione delle festività, viva nella mente dei catanesi come in quella di tutti i siciliani emigrati all’estero. Patrimonio dell’UNESCO, i Pupi siciliani sono famosi in tutto il mondo, riscuotendo riconoscimenti vari e animando, nientemeno, uno dei primi EXPO internazionali, quello di Bruxelles del 1958.
Da Il Guerrin meschino, legato ai ricordi di Fiorenzo Napoli quando da piccolo restava a casa a sentire i racconti del padre mentre la sua famiglia faceva l’opera dei Pupi a teatro, a Uzeda Catanese, paladino figlio del popolo che seppe farsi valere nonostante le sue origini popolane, fino a Ginevra di Scozia, storia dei cavalieri di Francia, la famiglia Napoli porta avanti, nonostante tutto, la tradizione dell’opera dei Pupi restando, sì, ancorata alle abitudini assimilate con don Gaetano, ma evolvendo il tutto in modo tale da farne non solo sopravvivere le gesta e la memoria, ma anche rivolgendosi finalmente a un nuovo pubblico come quello dei bambini, mandando in scena rappresentazioni come Colapesce, Silenzio! Arriva Don Chisciotte e molte altre. A tal proposito, Voci di Città in esclusiva ha intervistato il dottore Fiorenzo Napoli, direttore artistico della compagnia.
Dottore Napoli, avete mai pensato di digitalizzare gli spettacoli dei Pupi siciliani per attirare un pubblico più giovanile, dal momento che quest’ultimo molto spesso non va a teatro?
«Con il passare del tempo abbiamo prestato attenzione a tutto ciò che può servire a portare avanti la tradizione dei Pupi siciliani, in primo luogo alla loro conservazione, poiché in mancanza di un luogo adatto in cui custodirli, abbiamo rischiato spesso di perdere tutto. Per questo motivo, siamo sempre aperti alla ricezione di proposte valide, anche e soprattutto da parte dei giovani e quella della digitalizzazione degli spettacoli, della creazione di un canale streaming o quant’altro potrebbe essere una valida idea da tenere in considerazione».
«Siamo imprenditori di noi stessi» è ciò da voi dichiarato durante la conferenza stampa: questo vuol dire che vi siete sempre sovvenzionati da soli?
«Noi siamo padroni di noi stessi. Non dobbiamo dire grazie a nessuno, se non a tutte quelle persone, come il direttore del centro commerciale, il dott. Simone Rao, che per il secondo anno consecutivo ci hanno aperto le porte mettendoci a disposizione questi spazi e gli espositori per i Pupi. Non siamo mai andati per negozi a chiedere sovvenzionamenti; procediamo autonomamente, offrendo al nostro pubblico tutto ciò che sappiamo, senza mai chiedere nulla in cambio».
Anastasia Gambera (articolo + fotografie)
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