TORINO – Si è conclusa oggi una rotta alla scoperta delle spezie iniziata il 29 maggio scorso e allestita, per la precisione, al Museo di Arte Orientale (MAO) di Torino, in collaborazione con National Geographic Italia. Scopo della mostra esporre contenitori di polveri esotiche dai mille odori, ai tempi dell’Impero Romano talvolta più preziose di oro e diamanti, e stoffe provenienti da numerosi dei Paesi produttori più raffinati, fra i quali spiccano India, Bali e Madagascar. All’esposizione si sono accompagnate 73 fotografie a dir poco suggestive, scattate dai milgiori esperti del mestiere della NG, istituzioni fra le più importanti al mondo nell’ambito del no profit (e non solo). Tra i fotografi in mostra: Steve Winter, Joel Sartore, Steve Raymer, Pascal Maitre, Mark Moffett, John Stanmeyer, Beverly Joubert, David Evans, Jim Richardson, Tim Laman, Steve McCurry, Bruce Dale, George F. Mobley, Winfield Parks, George Steinmetz, James L. Stanfield, Paul Chelsey, Michael Fay, Michael S. Yamashita e Michael Melford.
Nel sito ufficiale si legge: «l percorso illustra le principali tappe delle rotte marittime, i mercanti e i mercati, per poi approfondire alcuni aromi in sezioni specifiche: si parte dalla tintura dei tappeti, proseguendo con sale dedicate a peperoncino, zenzero, noce moscata, zafferano, vaniglia, chiodi di garofano, cannella e sesamo, con oggetti, profumi e suggestive immagini di coltivazioni di ingredienti che ancora oggi arricchiscono i nostri piatti, alimentando il gusto e la fantasia». Da non dimenticare anche la presenza di antiche mappe e opere, nonché di un’installazione evocante un suq, ovvero un mercato arabo organizzato in corporazioni. Per agevolare le visite e incoraggiare i più curiosi, il MAO ha stipulato una convenzione con il Museo Nazionale dell’Automobile, il quale ha organizzato nello stesso periodo la mostra Modus Vivendi: le due istituzioni torinesi hanno deciso, di comune accorto, di applicare una reciproca riduzione sul biglietto di ingressi nei rispettivi edifici, così da arricchire a vicenda i partecipanti all’evento di suggestioni e di informazioni.
L’itinerario, in effetti, non è stato affatto privo di fascino. Al costo di €10 per un biglietto intero, di €8 per un ridotto e addirittura gratis per i visitatori aventi fino a sei anni e per gli abbonati di Musei Torino Piemonte, si è potuto attraversare diacronicamente un universo fatto di profumi, di significati simbolici oramai andati perduti, di contrattazioni commerciali ai due capi del globo, di creatività e in gran parte di sacralità. Le spezie sono sempre state considerate, infatti, una componente culinaria di eccezione, il cui scopo non si limitava solo ad insaporire le pietanze, ma anche e soprattutto a sottolineare l’eleganza di una determinata cucina, sopraffina e di alta qualità a differenza di quelle popolari e meno ricche. In numerosi ambienti sociali per i quali mangiare bene era sinonimo di stare bene, di avere molto e di essere una personalità di spicco, quindi, le spezie erano preziose – anzi, irrinunciabili. Nell’internazionalizzato XXI secolo ciò risulta complesso e quasi buffo da intendere, superato irrimediabilmente, e proprio per questo il progetto promosso a Torino si è rivelato interessante e fuori dal comune, pronto a rivelare molto a chi si sia prestato ad ascoltare.
Eva Luna Mascolino
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