L’11 maggio 1981 ci lasciava Robert Nesta Marley, padre del reggae contemporaneo. Una sensibilità artistica unica, incisiva nella lotta politica, e capace di reinventare un genere musicale. Un uomo in grado superare i confini del mondo con uno stile musicale tanto lontano.
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Nacque nel 1945 a Nine Mile, Giamaica, da Norval Marley bianco originario del Sussex e sovraintendente di piantagioni, oltre che capitano della marina. La madre, Codella Booker, era invece giamaicana. Non fu un matrimonio felice, in quanto questa unione provocò scandalo e indignazione da parte della famiglia di Norval e questo portò a una rottura tra i genitori. Bob perse il padre ad appena 10 anni nel 1955. Tuttavia, Bob, di origine mista, subì forti pregiudizi razziali per tutta la vita e questo avrà un ruolo centrale nella sua produzione.
Di fatti, in giovane età, si legherà al movimento dei cosiddetti rude boys: fu quindi parte di un diffuso tumulto politico e culturale che vedeva i giovani neri ribellarsi contro l’imperante segregazione raziale.
Dopo aver abbandonato la scuola e essersi dedicato alla professione di saldatore, Bob si recò negli USA e legò molto con Neville O’Riley Livingstone “Bunny”, avvicinandosi grazie quest’ultimo al mondo della musica. Partendo da strumenti rudimentali, data la condizione di estrema povertà, si formò su artisti come Ray Charles ed Elvis Preasley: nacque così nel 1966 il gruppo “The Wailers” con Bob come frontman. Torna poi in Giamaica e lì aderisce al Rastafari, acquisendo il famoso look con i dreadlocks.
Neville O’Riley Livingston
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Dopo lo scioglimento dei The Wailers, Bob fa la sua apparizione come solista nella scena internazionale con il celebre brano “No Woman, No cry”. Da lì a poco, sarà però vittima con la sua famiglia – moglie e figli – di un aggressione da parte di un gruppo armato a causa delle forti tensioni nel paese.
Morì nel 1977 a causa di un melanoma, consacrando a vita il genere raggae e la sua immensa produzione musicale.
Il Rastafari è una religione monoteista nata negli anni Trenta del Novecento, fondata dall’Imperatore di Etiopia Hailé Selassié. Il culto vede la credenza che la seconda venuta di Cristo consista nella reincarnazione nel suddetto imperatore.
Tratto più caratteristico è senza dubbio quello dei dreadlocks: questo uso affonda le sue radici nel nazireato, legato alla figura di Sansone, e prevede la consacrazione del capo e quindi l’astensione dal tagliarsi i capelli e dal pettinarli.
Un altro aspetto importante della religione rastafariana riguardo l’utilizzo di cannabis. Principalmente sono tre le ragioni per cui si assume tale sostanza: in senso sacramentale, per amplificare la meditazione sulla propria vita e sul mondo; come legame con la natura, centrale nel rastafari; infine, in sessioni collettive o in solitaria come strumento di ragionamento. È chiaro che questa usanza si è poi sdoganata, come il caso dei dreadlocks, in tutto il mondo e questo ha contribuito alla nascita dello stereotipo del “rasta”.
La bandiera dell’impero d’Etiopia
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Temi fondamentali nei brani di Bob Marley è la lotta costante e continua contro la sopraffazione e la discriminazione razziale. Si celebra quindi la libertà e la futura unione di tutti popoli come unico fattore per raggiungere la pace mondiale. L’artista ha vissuto in contesti disagiati e fortemente condizionati dal difficile clima politico giamaicano, tutti elementi che ritroviamo nella sua lirica.
È inutile ribadire l’importanza di Bob Marley nella storia della musica e come ancora oggi sappia essere un’icona senza età, simbolo di molte lotte e la cui musica riesce ancora ad emozionare.
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