Ormai in voga da molti anni, il 420 day festeggia una delle piante più amate al mondo: la cannabis. Una storia antichissima, tanti nomi, e soprattutto svariati usi che animano da anni il dibattito pubblico e politico. Approfittiamone, dunque, per discutere un po’ di questa pianta e sostanza, delle possibili conseguenze della legalizzazione e come esse sono viste nel mondo.
Sin dal Neolitico, quindi circa 10.000 anni fa, abbiamo notizie concrete dell’utilizzo di cannabis. Per gli usi ricreativi abbiamo notizie da Erodoto di Alicarnasso nelle sue Storie, dove fa riferimento agli Sciti – che abitavano un’area vicina all’attuale Crimea – e a riti legati alla cannabis. Notizie riguardo gli usi medici, ricreativi e artigianali, risalenti al 2000 a.C., provengono invece dalla Cina. Spostandoci nel mondo classico e quindi occidentale, si intensificano sempre di più le testimonianze come in Plinio Il Vecchio.
Oltre agli innumerevoli utilizzi nel corso del medioevo, dall’età moderna abbiamo grandi esempi di carta realizzata in fibra di canapa come la Bibbia di Gutenberg o una bozza della Dichiarazione d’Indipendenza deli Stati Uniti d’America. Con le rivoluzioni industriali, la produzione tessile della canapa venne soppiantata da quella del cotone più conveniente, così come gli oppiacei in ambito medico, o la cellulosa nella produzione di carta.
Campo di canapa nell’Ottocento
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Sarebbe doveroso parlare anche della parabola del Proibizionismo americano e delle ultime vicende contemporanee come quella dei coffee shop: meglio però trattare questi aspetti più avanti in riferimento alla questione legalizzazione.
L’idea nasce da un gruppo di studenti della California il cui nome era “Waldos”: 4:20 fa riferimento all’ora del pomeriggio in cui gli amici usavano incontrarsi per consumare cannabis, presso un campo coltivato da un ufficiale della Guardia Costiera. Così, per estensione, nacque l’espressione, usata ancora oggi per riferirsi in generale al consumo di marijuana.
Successivamente, in occasione del 20 aprile di ogni anno (4/20) sono nate tante manifestazioni per celebrare la cannabis e sensibilizzare sulla legalizzazione.
Quello della legalizzazione della cannabis è un tema molto comune nel dibattito pubblico, anche italiano, e ha portato negli anni a riflessioni di vario tipo. Sono tre le principali motivazioni che vengono portate a sostegno di questa iniziativa: il controllo sulla sostanza, le possibilità in campo medico e industriale e, non per ultimo, il duro colpo che darebbe al traffico da parte della criminalità organizzata.
Sul primo punto c’è poco da dibattere: la legalizzazione comporterebbe, con monopolio o meno, un controllo da parte dello stato (come accade per gli alimenti, per esempio). Il traffico illegale, infatti, è responsabile del taglio della sostanza con componenti chimiche che la alterano con serie conseguenze per la salute. Senza contare, inoltre, nel caso di monopolio, come questo senza dubbio gioverebbe alle casse statali (basti pensare al tabacco).
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Un altro aspetto, spesso sottovalutato, è quello dei possibili impieghi in campo medico o nella industria legata alla canapa. Già la marijuana viene somministrata in caso di malattie croniche o situazioni cliniche estreme, come per chi sta attraversando un percorso di chemioterapia: si tratta della cosiddetta cannabis terapeutica, che funge da antidolorifico. In più, in un mondo che – inevitabilmente – va sempre più in contro a una svolta green, l’utilizzo della canapa risulterebbe un’alternativa sostenibile non indifferente.
Anche per quanto riguarda il terzo punto, appare chiaro come la legalizzazione aiuterebbe senza dubbio la lotta alla criminalità. Tuttavia, il mercato illegale non cesserebbe di esistere, così come quello delle sigarette tutt’oggi esiste.
Tutti sappiamo come buona parte del turismo nei Paesi Bassi, nel particolare Amsterdam, derivi dai frequentatori di coffee shop (locali disposti al consumo di cannabis). Ciò che, dalla legalizzazione, si verificò in primis fu un calo di arresti e sanzioni legati alla vendita illecita. Questo, infatti, è un altro punto importante: non tanto in riferimento allo spaccio, ma la detenzione e consumo spesso hanno causato sanzioni eccessive in proporzione al reato commesso. Si tratta di misure fuori parametro, che rischiano soprattutto di sporcare la fedina penale di coloro che fanno un uso di cannabis puramente ricreativo.
Sempre in riferimento all’Olanda, non si è verificato alcun aumento dei consumi: un paese non cambia le proprie abitudini rispetto a queste iniziative e per questo occorre controllare e monitorare tale sostanza.
Coffee Shop
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I punti che abbiamo affrontato, facendo anche riferimento all’Olanda, basterebbero per giustificare la legalizzazione della cannabis anche in Italia. Guardiamo però nel particolare cosa comporterebbe per il nostro paese. Oltre alle considerazioni legate ai rischi sulla salute pubblicate dal Dipartimento delle politiche antidroga che, seppur vere, risultano inconsistenti se si pensa al consumo di tabacco e alcol, ci troviamo di fronte a dei dati negativi: un 30% dei detenuti si trova in carcere per la semplice detenzione di cannabis, contro un solo 9% legato effettivamente al traffico illegale. Queste inutili detenzioni costano allo stato circa 20 miliardi d’euro l’anno e, inoltre, la legalizzazione gioverebbe 5,5 miliardi d’euro annuali alle casse dello stato.
Tuttavia, come sappiamo, tentativi di proposte di legge ci sono state, ma il clima bigotto e poco istruito in materia dell’Italia non ha permesso neanche un primo passo verso la legalizzazione. E tutti ci stanno superando: la Germania ha da poco depenalizzato il possesso fino a 25 grammi, con la possibilità di coltivarla e scambiarla – non la vendita – mentre i coffee shop saranno in via sperimentale.
Riccardo Bajardi
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