«Figli di Gondor! Di Rohan! Fratelli miei! Quest’oggi combattiamo! Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella terra, v’invito a resistere! Uomini dell’Ovest!»: Aragorn, figlio di Arathorn, chiama a raccolta i più fedeli appassionati della Terra di Mezzo con queste parole. E stavolta il caro Gandalf dovrà affrettare più del solito il passo con il suo fido Ombromanto: Gondor ha acceso i fuochi, chiede aiuto e il tempo è breve. Due architetti fan de Il Signore degli Anelli, infatti, hanno maturato l’ambizioso progetto di costruire Minas Tirith nel sud dell’Inghilterra tra il 2016 e il 2023. Solo due mesi di tempo sono stati concessi ai due professionisti per racimolare 1,85 miliardi di sterline, somma complessiva necessaria per acquistare il terreno e far fronte ai costi di costruzione. I due giovani hanno proposto di realizzare, in effetti, non solo una semplice attrazione turistica, bensì un’esperienza di vera vita “in comune”.
Perciò, è subito è scattata una petizione online sul sito Indiegogo, al fine di raccogliere i fondi utili a edificare case e uffici perfettamente abitabili all’interno della Cittadella. Agli aspiranti fondatori sono stati offerti vantaggi da fare invidia ad ogni fan del mondo creato da Tolkien: accesso a posti riservati, investitura del titolo di lord e lady, nonché incisione dei propri nomi sui monumenti della città, per citarne alcuni. Così, 2280 persone hanno offerto il proprio contributo, sognando il momento in cui avrebbero percorso le vie della maestosa città di roccia bianca e d’argento, e camminato tra alte torri perlacee e i candidi stendardi.
Gondor ha chiamato i propri sudditi fedeli, ma – se ne dorrà Elrond – nessuno (o quasi) ha risposto al re: sono stati raccolte, infatti, soltanto 87.656 sterline, somma nettamente inferiore a quella richiesta per erigere Minas Tirith. Le speranze dei fan tolkeniani si stanno, pertanto, sciogliendo nel nulla come fossero anelli in un vulcano e l’amarezza di costoro può essere capita solo dal buon Frodo Baggins: «Ci sono cose che il tempo non può accommodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno».
Claudia Rodano
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