Quando si parla, spesso capita di non rendersi conto degli errori grammaticali commessi; in un testo scritto, invece è molto più facile accorgersene, soprattutto se a leggere è una persona estremamente critica linguisticamente parlando. Purtroppo, le imprecisioni lessicografiche dei parlanti italiani sono sempre più frequenti, alcune di queste sono quasi abituali. Di seguito, una piccola lista delle inesattezze maggiormente compiute nella stesura di un testo.
1) L’apostrofo: il primo posto nella classifica spetta all’apostrofo, il quale va sempre messo fra l’articolo indeterminativo “un” e un nome femminile (un’anatra); inoltre, anche la stessa parola “apostrofo”, se seguita dall’articolo determinativo maschile “lo”, spezzando quest’ultimo diviene “l’apostrofo” e non “lo apostrofo”. Questo segno d’interpunzione va anche, se troncato, a seguito del termine “poco”, formando quindi “po’” e non “pò”.
2) Al secondo posto è situato il troncamento dell’aggettivo dimostrativo “quale”, che, appunto, deve in ogni caso esser scritto senza apostrofo (qual è).
3) Al terzo posto vi è il congiuntivo, di continuo collocato erroneamente nella lingua sia parlata che scritta: “sembra che tu ce l’hai fatta” è fra gli errori più frequenti sulla bocca degli italiani, giacché, infatti, la forma corretta della frase è “sembra che tu ce l’abbia fatta”.
4) Per quanto riguarda l’avverbio “purtroppo” e l’aggettivo possessivo – nonché avverbio in alcuni contesti frasali – “proprio”, moltissimi parlanti hanno come consuetudine quella di scrivere o pronunciare la prima con una “l” al posto della “r” (pultroppo), eliminando quest’ultima anche dal secondo termine, facendolo diventare “propio”. Ciò lo si deve soprattutto al fatto che nella dizione, a volte, si tende a rimuovere o agglutinare la vibrante alveolare “r” (chiamata così perché la sua intonazione dà l’impressione di un tremolio linguistico) dalla parola in cui inserita, specialmente se articolata velocemente.
5) Molto spesso, l’aggettivo qualificativo “entusiasta” viene adattato secondo il genere maschile o femminile: in realtà, esso viene arrangiato solamente in presenza di una pluralità di persone e, in questo caso, disposto conformemente al genere.
6) In relazione alla congiunzione più esatta da utilizzare in un messaggio, può capitare di confondersi: “ad” va disposto davanti a parole che iniziano per la vocale “a”, mentre “ed” dinanzi a termini che cominciano per “e”.
7) Uno dei maggiori crucci glottologici degli italiani è la punteggiatura, principalmente in rapporto alla virgola, la cui mansione principale è quella di dare una cadenza specifica a proposizioni lunghe e complesse.
8) Infine, una delle imprecisioni più frequenti è quella della disposizione degli articoli determinativi “gli” e “le” nelle frasi: il primo va inserito in espressioni riferentisi a persone di sesso maschile, contrariamente al secondo che invece deve essere posto in locuzioni il cui soggetto è di sesso femminile.
Pur essendo solamente la quarta lingua più studiata dopo inglese, spagnolo e cinese, l’italiano è l’idioma principale non solo del melodramma, ma anche della Chiesa cattolica, della cultura gastronomica e, addirittura, rappresentante della letteratura italiana, matriarca di tutte le produzioni letterarie del mondo.
Anastasia Gambera
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