«Ha descritto un pianeta più innocente del suo, con un ragazzo che si è avventurato lontano da casa, si è chiesto come funzionavano le cose e ha cercato delle risposte». Ecco come parla Peter Sís di Antoine de Saint-Exupéry, autore del celebre Il piccolo principe, a cui lo scrittore ha dedicato un libro illustrato dal titolo Il Pilota e il Piccolo Principe. La vita di Antoine de Saint-Exupéry, edito da Adelphi. Proprio in tale opera vengono ripercorse le tappe che avrebbero condotto il famoso aviatore e letterato francese a mettere a punto una storia rimasta di un’attualità disarmante, nella sua analisi delicata e matura dell’animo umano, visto con gli occhi di un bambino.
Il fulcro della vicenda sarebbe da rintracciare nella passione di Saint-Exupéry per l’aviazione: nato tre anni prima del volo del primo aeroplano (il Flyer, costruito dai fratelli Wright nel 1903), infatti, lo scrittore avrebbe tentato di costruire già a dodici anni un modello di macchina volante, il cui insuccesso lo condusse comunque a fare domanda per arruolarsi nell’aviazione francese durante la Prima Guerra Mondiale. Anche in questo caso, la sua biografia fu segnata da un rifiuto, compensato poi dalla prima soddisfazione qualche anno più tardi, quando Saint-Exupéry si occupò di consegne postali fra Francia e Spagna per una compagnia aerea. I suoi viaggi lo portarono fino al Marocco, dove il contatto con i beduini e con il deserto, nonché uno stile di vita diverso da quello Occidentale a cui era abituato, lo spinsero probabilmente a pensare per la prima volta al piccolo principe. Mentre diveniva famoso come scrittore in patria, comunque, il Nostro non abbandonava le proprie spedizioni: dal tentativo (fallito) di raggiungere Saigon partendo da Parigi alla trasvolata altrettanto fallimentare da New York al Sud America, fino ad arrivare a un nuovo arruolamento durante il secondo conflitto mondiale.
Fortunatissimo durante molte imprese, temerario e con una passione viscerale per i cieli di tutto il mondo, Saint-Exupéry fu però abbandonato dalla buona sorte nel corso di una spedizione in territorio europeo. Peter Sís la riassume così: «Il 31 luglio 1944, alle 8:45, è partito da Borgo, Corsica, per fotografare le posizioni nemiche a est di Lione. Era un giorno splendido. Il rientro era programmato per le 12:30. Ma non è mai tornato. Qualcuno dice che abbia dimenticato la sua maschera per l’ossigeno e che sia svanito nel mare. Forse Antoine ha trovato il suo scintillante pianeta vicino alle stelle».
Un pianeta che, magari, coincide con l’asteroide B612 da cui l’aviatore pensava fosse arrivato il suo piccolo principe, dato alle stampe il 6 aprile 1943 e testimonianza dei sentimenti più intimi e sinceri dell’autore sulla natura umana e sul significato dell’amicizia e dell’esistenza. Con la sua rosa fragile e orgogliosa, con la volpe addomesticata e dai consigli preziosi, nonché con tutte le persone incontrate durante i suoi viaggi, l’eterno fanciullo descritto da Saint-Exupéry è, infatti, figlio delle stelle tanto quanto delle esperienze di vita reale dello scrittore e aviatore francese, nonché forse “fratello minore” e grande maestro per lui e per qualsiasi lettore, a dispetto dell’apparente tenera età.
Eva Luna Mascolino
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