Bansky&Co in esposizione a Bologna con una mostra dedicata interamente al fenomeno artistico, culturale e sociale della Street Art e dei diversi significati che, in quei “disegni”, vi si possono leggere.
BOLOGNA – Palazzo Pepoli, sito in via Castiglione, allestirà la mostra Street Art – Bansky&Co inaugurandola il prossimo 18 marzo e permanente poi fino al 26 giugno 2016. L’iniziativa, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, è sostenuta da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e prodotta da Genus Bononiae, che si definisce essa stessa «come un percorso culturale, artistico e museale, articolato in palazzi storici restaurati e riaperti al pubblico, situati nel cuore di Bologna». Lo scenario principale è quindi quello di Bologna, dei suoi edifici, delle sue strutture e, soprattutto, delle sue strade. L’esposizione raccoglie alcune delle testimonianze più significative del movimento artistico-culturale della Street Art, al giorno d’oggi ampiamente diffuso e molto apprezzato. Nello specifico si potranno ammirare circa 250 “frammenti” tra graffiti, scritte, foto e veri e propri pezzi di muro.
Il proposito è quello di porre in risalto il dibattito sulla salvaguardia o la “distruzione” di questa forma d’arte che assume, nella maggioranza dei casi, le sembianze di una contestazione sociale e politica, di uno scontro e di una rivendicazione dei propri ideali. Qualcosa che, per le modalità con cui viene realizzata, sembrerebbe ambire “all’eternità”, ma che, allo stesso tempo, rappresenta un adattamento costante ai nuovi contesti, motivo per cui certi autori, a distanza di anni, cancellano le proprie opere perché non più rappresentative del “momento”. La mostra permette quindi di addentrarsi in questo originale modo di percepire la vita urbana e di relazionarsi con essa, uno stile comunicativo che non si serve di parole ma che si esprime attraverso immagini e colori.
Come il titolo stesso del progetto lascia intuire, tra le opere principali ci saranno quelle di Bansky, sicuramente molto attese. Si sa poco e niente della sua reale identità, essendosi sempre fatto conoscere con il suo pseudonimo ormai famoso a livello internazionale, rimanendo quindi nell’anonimato. Iniziò le sue attività a Bristol e a Londra intorno alla fine degli anni ’80, spostandosi poi in tutto il mondo, lasciando così la sua “traccia”. Tra i murales più famosi vi è quello in Cisgiordania, realizzato sulla barriera di separazione israeliana, e quello raffigurante i personaggi di Pulp Fiction a Londra, purtroppo recentemente rimosso dalle autorità (si stimava avesse un valore di circa 300mila sterline). Avrebbero dovuto essere disponibili anche i lavori del noto Blu, italiano segnalato nel 2001 dal The Guardian come uno tra i dieci migliori street artist in circolazione (che iniziò proprio nella cittadina bolognese), ma per sua stessa volontà i suoi murales non saranno esposti e lui stesso ha già provveduto, secondo quanto riporta Repubblica.it, a rimuoverli dalla città, in modo che non possano essere presi. Segno, ancora una volta, che la notorietà, la fama e il “consumismo” forse non sono il reale obiettivo finale di questi artisti. Nonostante questa profonda controversia interna tra il fenomeno ormai in estrema espansione e la cultura dominante, la mostra fornisce l’occasione di avvicinarsi a questa realtà, nella speranza, però, che possa restare “libera”.
Sofia Bonomo
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