Il 2 luglio 1877 nasceva a Calw in Germania uno degli scrittori più letti del XX secolo, Hermann Hesse. L’anniversario della sua nascita è un ottima occasione per ricordare lo scrittore tedesco e, perché no, per prendere spunto per nuove letture, scegliendo fra le tante interessanti opere da lui scritte.
Sono passati esattamente 138 anni dalla nascita di Hermann Hesse, avvenuta il 2 luglio 1877 e come spesso accade con personalità del suo calibro, il tempo che passa sembra solo riconfermare la grandezza delle sue opere, rendendole sempre più vicine a noi e attuali spunti di riflessione. La vita di Hesse fu abbastanza lunga (infatti morì nel 1962, alla veneranda età di 85 anni), ma segnata da un continuo malessere interiore e da uno stato di salute fragile: venne più volte sottoposto a cure, tra cui nel 1919 un trattamento psicoanalitico presso un allievo di Carl Gustav Jung. La sua infanzia fu segnata dalla rigida formazione religiosa pietista datagli dai genitori, entrambi fermi credenti e responsabili di una tra le più importanti case editrici pietiste del tempo, la Calwer Verlagsverein.
Ben presto Hesse si distaccò da questo tipo di formazione, mostrando fin dalla giovinezza un’acuta insofferenza nei confronti degli studi teologici prospettatogli da genitori. In seguito, Hesse cominciò a seguire la sua strada di scrittore trasferendosi prima a Tubinga, città universitaria famosa per la sua tradizione culturale, poi a Basilea e in seguito nel villaggio di Gaienhofen. In questo periodo pubblicò le sue prime opere, tra cui Canti Romantici e Un’ora dopo mezzanotte.
La sua grande opera letteraria e il suo percorso di vita mostrano come Hesse sia sempre stato un uomo in continua ricerca: oltre ai continui spostamenti (dopo Gaienhofen, lo scrittore nel 1911 fece un viaggio in India e al rientro si trasferì in Svizzera, prima a Berna e poi a Montagnola), significativo fu il superamento delle ripetute crisi personali, tema centrale nelle opere di Hesse insieme a religione e politica. Alla visione pietista dei genitori Hesse sostituì una religione molto personale, influenzata dalle religioni orientali come l’induismo o il buddismo che lo portò a ricercare una sintesi fra vari credo in una sorta di misticità universale: tale ricerca di un Dio unico e di una religione «al di fuori fra e sopra le confessioni che è indistruttibile» sono chiaramente espresse in due sue opere fra le più apprezzate e conosciute, i romanzi Siddhartha e Il giuoco delle perle di vetro.
Per quanto riguarda l’orientamento politico, il suo pensiero fu sempre indirizzato verso il pacifismo: egli si tenne a una certa distanza dalla politica, rifiutando sempre le proposte di prendere parte ai vari partiti, sostenendo che la politica potesse rovinare la prospettiva dell’artista, il cui ruolo era quello di rimanere devoto alla propria arte, senza farsi influenzare dalle ideologie di destra o sinistra. Nonostante ciò, in molte opere e lettere private traspare la sua opposizione alla guerra, al militarismo e al nazismo. All’inizio della prima guerra mondiale fu uno dei pochi intellettuali che non si unirono all’entusiasmo generale per la guerra e dal 1914 al 1918 pubblicò in riviste tedesche più di venti saggi critici contro quest’ultima. Durante il Terzo Reich i suoi libri non furono banditi, ma considerati “indesiderati”, nonostante ciò, egli volle comunque abbandonare definitivamente la Germania per la Svizzera.
In questo periodo Hesse diede rifugio a molti emigrati dal Terzo Reich, fra i quali anche lo scrittore Thomas Mann. Ben presto la fama e la considerazione per l’autore crebbero e nel 1946, un anno dopo la fine delle seconda guerra mondiale, gli venne conferito il premio Nobel per la letteratura. Oltre alle già citate sopra, altre opere importanti dell’autore sono: Gertrude (1910), Demian (1920), Il lupo della steppa (1927), Narciso e Boccadoro (1930). Inoltre, scrisse anche molte poesie e, a partire dai 40 anni, sotto consiglio del suo terapista, si dedicò alla pittura, realizzando circa 3.000 acquarelli. Infine, è doveroso ricordare che Hesse fu anche un aforista molto produttivo: uno dei più famosi da egli realizzato recita: «Anche un orologio fermo segna l’ora giusta due volte al giorno».
Lorena Peci
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