«Sentiti libero di essere ciò che sei realmente e condividi le tue emozioni. Sentiti libero di dar voce alle tue idee, di non darti limiti, di poter realizzare i tuoi desideri. Sentiti libero di sbagliare, di prenderti il tuo tempo e di viverlo come preferisci»
(Post di ChibeApp su Facebook)
BOLOGNA— Chibe è un’app nata nel 2017 da un’idea di 5 ragazzi dal background professionale legato a social, marketing e pubbliche relazioni che si sono rivolti ad esperti del mondo imprenditoriale per concretizzare il loro progetto. Progetto che si propone di avvicinare il mondo dei giovani alle realtà commerciali del territorio, il tutto con l’obiettivo cardine di creare socialità non solo virtuali, ma fatte di esperienze reali e di desideri che si avverano. Si sono lasciati ispirare dalle esperienze che hanno vissuto in prima persona: il mondo delle superiori e anche delle università è sempre stato caratterizzato da convenzioni tra studenti e negozianti limitrofi, ma il tutto ha sempre avuto un impatto ristretto e limitato. Con Chibe la portata territoriale si espande a quella di un’intera città e sarebbero coinvolti in un’unica comunità virtuale, fatta di tribù diverse, all’incirca i 105.000 studenti presenti nel bolognese. Come racconta direttamente a Voci di Città uno dei soci, Libero Getici, lui appartiene alla parte del team aziendale dei “meno giovani”, di quelli che sono rimasti colpiti dall’intraprendenza, dalle competenze dei ragazzi e che muovendosi alla stregua di business angel ha cercato di trovare i maggiori finanziatori. Ad ora nel team sono in 13: 5 ragazzi e 8 soci investitori. Tra i nomi dei soci svetta quello dell’ex giocatore del Bologna, Jonathan Binotto che ha finanziato si il progetto, ma che funge anche da testimonial.
Il neologismo statunitense scelto per il nome Chibe unisce il termine “Chum” che significa compagno di studi con “tribe” che indica tribù. Difatti il target di riferimento di questa applicazione saranno proprio i giovani che scaricando l’applicazione sul proprio smartphone (disponibile su Googleplay da circa metà del mese e su Appstore verso fine gennaio) potranno iscriversi alla comunità di Chibe scegliendo la tribù d’appartenenza che preferiscono. Secondo i creatori di Chibe, infatti, ogni gruppo sociale, in particolar modo studentesco, si riconosce in un insieme di attività e valori con abitudini quotidiane differenti sulla base delle loro inclinazioni. Questi gruppi sono stati inquadrati in 5 tribù con animali totem di riferimento:
Una volta fatto saranno loro mostrati su una mappa i negozi convenzionati con l’App, riconoscibili anche dall’esterno del locale da un adesivo di benvenuto per i chibers, in cui i ragazzi potranno andare per effettuare gli acquisti che normalmente farebbero o per mangiare. In questo modo raccoglieranno punti piuma, una sorta di bitcoin virtuali che potranno scambiarsi tra loro e che, accumulandosi, consentiranno di accedere ad esperienze gratuite quali per esempio ingressi allo stadio, a concerti, in discoteca o incontri personali con DJ, esaudendo così i loro desideri.
≪Non si tratta di una carta sconto e non funziona nemmeno con il principio del cashback≫ sottolinea Libero Getici ≪ma è un progetto che si rivolge sia al mercato del BtoC dei giovani che al mercato BtoB degli esercizi commerciali≫. Permette infatti ai ragazzi di trovarsi fisicamente, non solo in comunità volatili online, per condividere le esperienze e divertirsi stando insieme. Al contempo, però, rappresenta un indotto potenziale notevole per i commercianti che sarebbero raggiunti da un numero maggiore di giovani clienti. La stessa Confcommercio, associazione commercianti città metropolitana di Bologna ha deciso di appoggiare il progetto conscia delle potenzialità di collegare le realtà lavorative del territorio ai giovani di Bologna. Circa 50 sono già i negozi e locali attualmente convenzionati nell’area di Bologna. ≪Anche se≫ come ribadisce Libero Getici ≪non ci dispiacerebbe in un futuro allargarci ad altre aree urbane. Bologna poi la abbiamo scelta perché molti di noi sono di questa città o per origine o per adozione ed il fermento giovanile ci è sembrato sempre molto presente. Forse un po’ più difficile sarà coinvolgere gli esercizi commerciali che nella zona felsinea sono molto legati all’esperienza e all’associazionismo legato alla professionalità, anche se ad ora la risposta del territorio appare molto positiva≫.
Giulia Bergami
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