È piuttosto diffusa l’idea che il viaggio sia un piacere tutt’altro che necessario, da concedersi solo quando i conti tornano a fine mese per più volte di seguito o quando sono in arrivo lunghi periodi di vacanza. Una concezione simile la si ha per concerti e mostre a pagamento e per tutti i corsi privati in cui si insegna qualcosa che possa suscitare il proprio interesse: cucina esotica, danza, inglese professionale… Meglio non dedicarsi ad attività del genere, quando la situazione economica è in bilico. Dall’altra parte, però, altrettanto comune è l’abitudine di investire somme di denaro più o meno ingenti in acquisti elettronici, con la convinzione che possano migliorare la qualità della vita quotidiana – si vedano televisori ultrapiatti, smartphone di ultimissima generazione e pratici tablet, per lo più.
Tuttavia, il dottor Thomas Gilovich, professore di psicologia della Cornell University che da anni studia la correlazione tra soldi e felicità, fa notare quanto segue: «Compriamo oggetti, cose, per renderci felici. Ci riusciamo anche, ma per poco tempo. Le cose nuove sono eccitanti solo all’inizio, ma poi ci abituiamo a loro». Non a caso, in molti sosterrebbero di essere stati più segnati da un lungo viaggio, piuttosto che da un particolare videogioco o schermo LCD. Da qui, l’affermazione che uno dei nemici della felicità sia proprio l’adattamento: mentre gli oggetti di cui ci si circonda costituiscono sempre un universo a parte rispetto al proprio, tutte le esperienze vissute sulla propria pelle contriibuiscono a formare o modificare l’identità e il carattere in maniera spesso indelebile. Lo sostiene anche Gilovich, in uno studio pubblicato al riguardo e dal titolo A Wonderful Life: Experiential Consumption and the Pursuit of Happiness. Nello specifico, egli scrive: «Le cose materiali potranno anche piacervi molto. Potrete anche arrivare a credere che una parte della vostra identità sia collegata a questi beni, ma in realtà restano sempre separati da voi. Di contro, le esperienze sono davvero parte di noi. Siamo la somma delle nostre esperienze».
Ciò avviene perché, di fatto, un viaggio o un contatto con l’arte – così come in generale, con quanto è nuovo e differente dal solito – aiuta a non appiattirsi all’interno della routine e a mantenere attive la creatività, l’espansività e il desiderio di scoperta: tutte caratteristiche proprie dell’uomo, in quanto animale sociale, e che conducono più facilmente ad una felicità duratura. Non sempre conta di più ciò che si prolunga per un tempo maggiore, quindi, come l’acquisto di un nuovo lettore DVD o di una nuova console: il più delle volte, più contare in maniera più massiccia un soggiorno all’estero anche solo di pochi giorni e pagato più o meno lo stesso prezzo. Spiega Gilovich: «investire sulle esperienze garantisce una sensazione di appagamento più duratura perché ci connette agli altri più facilmente, in modo più profondo e ampio». È forse tempo di investire i propri risparmi in qualcosa di diverso dalla solita novità delle grandi catene informatiche, dunque, e concedersi una vacanza o un pomeriggio all’insegna della cultura da qualche parte.
Eva Luna Mascolino
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