Decresce l’economia cinese: per la prima volta in assoluto dal 1989, anno della strage di piazza Tienanmen, il PIL della Cina scende sotto il 7,6%, contro ogni previsione di crescita positiva per il 2015. Secondo i dati riportati dal Financial Times è la prima volta che il tasso di crescita della Cina scende al di sotto del target fissato dal Partito Comunista, vale a dire del 7,5% previsto per il 2014. Secondo gli analisti più ottimisti la causa principale di una decrescita cinese inattesa è da ricercare nei mercati internazionali dove si registra una forte diminuzione della domanda di prodotti cinesi. A dimostrazione di ciò si può riportare il dato relativo all’import-export cinese il cui volume ha registrato appunto un forte calo nel primo trimestre del 2015. Secondo quanto dichiarato dall’Amministrazione Cinese delle Dogane, il commercio estero della Cina da gennaio a marzo ha subito un forte calo delle esportazioni (-3,2%) e una diminuzione ancora più significativa delle importazioni (-19,7%), registrando un aumento dell’avanzo commerciale dell’87,5%. Nel complesso è calato del 9% e questo certamente ha inciso negativamente sull’economia reale del Paese.
Se da un lato però gli analisti leggono i dati economici cinesi in senso negativo, dall’altro gli ecologisti di tutto il mondo, cinesi e non, plaudono ai grossi investimenti fatti da Pechino nella cosiddetta industria cleantech, ossia l’industria delle energie rinnovabili. Secondo il report annuale sull’argomento, presentato dal WWF al Summit Rio+20 una volta conclusosi, la Cina risulta essere la “prima della classe” nella green economy con un’incidenza delle energie rinnovabili sul PIL nazionale dell’1,7%, contro lo 0,4% dell’Europa e lo 0,3% degli Stati Uniti. È vero che il forte calo dei consumi di carbone in Cina è legato all’altrettanto forte rallentamento dell’industria pesante cinese, soprattutto nel settore dell’acciaio e del cemento, il cui fatturato negli ultimi anni era aumentato notevolmente grazie all’export; ma è altrettanto vero che l’eccessivo inquinamento dei centri urbani cinesi con pesanti conseguenze sulla salute dei cittadini, ha costretto il Governo ad impegnarsi in una ristrutturazione globale dell’economia cinese a favore delle energie rinnovabili.
Oggi, dunque, l’economia cinese decresce, ma si tratta solo dell’economia del passato, basata su elevati consumi di carbone ed eccessivo inquinamento; la green economy, invece, guarda al futuro e continua a crescere. Infatti la Cina è prima in classifica nei quattro settori delle energie pulite (fotovoltaico, eolico, biomasse ed efficienza energetica), seguita da Stati Uniti, Germania e Giappone. La sfida del Partito Comunista è quella di raddoppiare i volumi di crescita dell’economia cinese attraverso il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Ester Sbona
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