Bankitalia stima una crescita del Paese per il biennio 2015-2016 pari allo 0,8% del Pil, contro le previsioni precedenti dell’1,3%. «Bene la legge di stabilità», affermano da Palazzo Kock, dove ha sede Bankitalia, «grazie alla quale si è evitata una recessione più lunga». Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato al Parlamento europeo che «La recessione in Italia c’è purtroppo da tre anni e la disoccupazione è cresciuta» ed ha anche aggiunto: «Io credo che la legge di stabilità dia un contributo molto importante e positivo alla crescita e all’occupazione. È una legge fortemente espansiva che riduce le tasse in modo veramente fuori dal comune e invoglierà le imprese ad assumere di più». Il quadro prospettato sembrerebbe positivo, se non fosse che ogni anno le previsioni di crescita vengono rimandate all’anno successivo per poi essere smentite da dati ISTAT negativi. Inoltre, la notizia comunicata da Bankitalia sul blocco della recessione, che verrebbe favorito dalla legge di stabilità, dovrebbe aumentare l’ottimismo dell’opinione pubblica e accelerare la ripresa dei consumi. Siamo di fronte ad un gioco altalenante di numeri, che nella realtà si traducono in una dilagante disoccupazione giovanile.
Secondo l’ultimo bollettino economico dell’ISTAT, sono attualmente circa 3 milioni i disoccupati in Italia: si tratta di un nuovo record storico per il Paese, che conta nel mese di novembre 2014 una percentuale di disoccupati pari al 13,4% (+0,2 punti percentuali su ottobre). Così, se dai palazzi del potere si plaude alla Legge di stabilità come chiave per uscire definitivamente dalla crisi, il Jobs Act, la riforma delle riforme, escluderà dalle “tutele” soprattutto fiscali il popolo delle partite IVA, vale a dire il comparto più giovane, dinamico e innovativo del mercato del lavoro italiano.
Dunque, il quadro economico è il seguente: da una parte, il ministero delle Politiche agricole e forestali spinge i giovani talenti imprenditoriali under 40 a investire nell’apertura di nuove start up, in particolare nel settore agricolo e alimentare, in vista soprattutto dell’Expo 2015 che rappresenterà un importante trampolino di lancio per la crescita dell’economia italiana e per l’occupazione giovanile; dall’altra parte il Governo, con il Jobs Act, spinge gli stessi giovani imprenditori a chiudere la partita IVA e con essa la sfida per il futuro. Come si risolverà questa contraddizione?
Ester Sbona
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