Demolito un altro argomento a sostegno della tesi antimeridionalista: al Sud non si pagano meno tasse, anzi, la realtà è esattamente opposta ai luoghi comuni. A comunicarcelo è la CGIA Mestre che, nella giornata di sabato 21 novembre, ha pubblicato alcuni dati dal forte impatto sociale.
Dai dati si evince che gli abitanti maggiormente tassati siano quelli di Reggio Calabria, con una spesa annua per famiglia pari a 7684 €. A seguire la città calabrese sono Napoli (7658 €), Salerno (7648 €), Messina (7590 €), Roma (7588 €), Siracusa (7555 €), Catania (7547 €) e Latina (7540 €). Le cifre riportare comprendono IRPEF, addizionali regionali e comunali all’IRPEF, TASI, TARI e imposta bollo auto. La differenza con le città del Nord è in media di 783 €, cifra giudicata ingiustificata e intollerabile.
In effetti, qual è la causa di questo ennesimo scarto tra Nord e Sud? Nelle regioni meridionali è maggiore il disavanzo sanitario e, di conseguenza, il deficit impone di applicare aliquote più alte. Inoltre, al Sud, ancora bassi sono i livelli di raccolta differenziata, che influiscono non poco sull’ammontare delle tasse. Questo gap ha come conseguenza un PIL pro capite di gran lunga più basso: la differenza è addirittura del 53,7%. Si deve sottolineare e far evincere che nelle regioni meridionali, paradossalmente, a prestazioni ai minimi livelli permessi corrispondono, del tutto illogicamente, pesanti tassazioni, che dovrebbero invece essere sintomo dell’eccellenza delle prestazioni erogate. Ancora una volta l’Italia, soprattutto nella punta dello Stivale, conferma di essere nell’ambito giuridico ed economico il Paese dell’irragionevolezza.
Viviana Giuffrida
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