Anonymous dichiara guerra al califfato e al suo cyberattivismo: in seguito ai tragici eventi di Parigi e ai soprusi commessi dal gruppo jihadista, gli hacktivisti annunciano di voler condurre una battaglia senza esclusione di colpi, volta a sgominare definitivamente l’ISIS.
La dichiarazione di guerra è avvenuta in seguito agli attacchi subiti dai membri dell’FBI e della CIA alcune settimane fa, in cui circa 54.000 account Twitter sono stati intaccati dalle file jihadiste cyberattiviste (sono stati spifferati password, indirizzi e-mail e numeri di telefono), e in seguito ai dolorosi eventi accaduti a Parigi il 13 novembre 2015. In un video lanciato su YouTube dagli hacktivisti, un membro di Anonymus mascherato da Guy Fawkes ha, difatti, affermato apertamente di non potere perdonare quanto commesso dagli estremisti islamici e di volerli combattere per porre fine alle violenze da loro perpetrate. L’obiettivo degli hacker più conosciuti al mondo consiste nel colpire il gruppo terrorista con le sue stesse armi, ovvero attraverso un’offensiva social-engineering. Tale strategia, traducibile come “di ingegneria sociale”, si basa su un’applicazione che si prepone lo studio del comportamento individuale, al fine di carpirne dati più o meno utili.
L’operazione sembra sarà di portata senza precedenti e pare debba avvenire tramite l’uso del modello Ddos-Attack: ciò esaurirebbe completamente, per mezzo di diverse macchine simultaneamente collegate le une alle altre, i dati che assegna il sistema informatico ai client (costituenti che accedono ai servizi o alle risorse di altre componenti denominate server), fino a rendere ogni URL preso di mira impossibilitato a distribuire qualsiasi tipo di servizio. L’assalto è possibile grazie alla creazione di falsi profili Twitter, solo apparentemente di proprietà degli affiliati al movimento terrorista. Con tale progetto, l’intenzione di Anonymous non è solo di bloccare i finanziamenti interni al gruppo jihadista, ma anche di far uscire allo scoperto i responsabili degli attacchi informatici. A questo proposito è nato l’hashtag #OpParis, il cui compito è di rintracciare chiunque, facente parte o meno dell’ISIS, si renda artefice di equivoche attività di stampo terroristico su Internet, con l’opportunità di fornirne anche utili notificazioni alle Forze dell’Ordine.
Nel frattempo, sui canali IRC (Internet Relay Chat, formulario di messaggistica istantanea che consente la comunicazione fra due o più utenti contemporaneamente), cresce sempre di più la volontà di interrompere la crudeltà operata dall’ISIS. Di conseguenza, la botnet (rete composta da dispositivi collegati a Internet e infettata da malware o trojan che, per mezzo di falle da loro prodotte nel sistema, dànno al botmaster il controllo da remoto e gli consentono di lanciare degli attacchi) attualmente sembra riscontrare la compiacenza anche e soprattutto delle Forze dell’Ordine, nonostante queste ultime fino a poco tempo fa abbiano cercato di rintracciare proprio il gruppo di hacktivisti in questione. «Noi siamo Anonymous. Noi siamo la legione. Noi non perdoniamo. Noi non dimentichiamo. Aspettateci!» sono adesso le frasi dal forte impatto che stanno trascinando dalla parte di Anonymus una importante fetta di popolazione mondiale.
Anastasia Gambera
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