Mentre la borsa cinese crolla, facendo vacillare l’economia della seconda potenza mondiale, a Wall Street invece il Nasdaq (l’indice relativo ai titoli delle aziende tecnologiche) tocca il suo massimo storico, superando addirittura i livelli del 2000 quando scoppiò la bolla di internet. È cambiato così, in meno di dieci anni, il volto dell’economia tradizionale tanto da poter parlare oggi di un’economia dotcom (improntata all’erogazione di servizi via web). A tal proposito, secondo la società di consulenza Mekinsey «se internet fosse considerato come un unico comparto, la sua forza sarebbe oggi superiore a quella del settore petrolifero».
Google, Facebook, Apple e Amazon sono gli artefici di questa trasformazione dell’economia mondiale; grazie al cambiamento di abitudini dei consumatori, questi colossi industriali dell’hi-tech sono riusciti a portare il mercato sul web e a vantare oggi un valore di borsa pari al PIL della Spagna. Dunque, a questo punto non ci resta che guardare in faccia la realtà che cambia e spingere le piccole e medie imprese del made in Italy ad andare oltre, magari orientandosi più verso la West Coast americana da cui provengono gli già citati dominatori di internet. Secondo l’economista Sacco «gli over the top sono ormai istituzioni, sovrastrutture di cui non possiamo più fare a meno. Bisogna imparare a sfruttarle, per esempio usando meglio Google per vendere all’estero».
Ester Sbona
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