Uber pensa sempre più in grande e il programma lanciato dalla startup per le vetture che si guidano da sole ne è la dimostrazione. Per raggiungere questo obiettivo sono bastati solo 3 anni. Infatti, 36 mesi fa nasceva a Pittsburgh l’ATC, ovvero l’Advanced technologies Center. Questo centro di ricerca aveva un solo, ambizioso, obiettivo: creare una macchina autonoma nel più breve tempo possibile. Dopo che è stata provata a lungo sulle strade della città americana, ora l’auto senza conducente è diventata realtà ed è già in servizio con Uber.
L’azienda ha annunciato che sulle strade di Pittsburgh è già possibile noleggiare un’auto che guida da sola, la destinazione può essere inserita in due modi: tramite l’app al momento della prenotazione oppure con un tablet di bordo. Data la conferma, l’auto parte e porta al posto richiesto senza interventi umani. Ovviamente, nella fase iniziale c’è anche un conducente a bordo della vettura: al momento le autonome non possono circolare sulle strade pubbliche senza qualcuno dietro al volante, ma gli abitanti della Steel City possono già assaggiare quello che presto, prestissimo, sarà realtà.
Questo programma è davvero impressionante, però l’autoproclamato primato globale non deve aver fatto piacere proprio a tutti. In particolare, a una piccola azienda di Singapore, rinominata nuTonomy. La startup è nata tre anni fa dentro il Mit per iniziativa dell’americano Karl Iagnemma e di Emilio Frazzoli, italiano laureato alla Sapienza di Roma e oggi docente di Ingegneria aerospaziale nel prestigioso college americano, che attualmente conta 50 dipendenti contro i 6.700 di Uber. Per quale motivo si parla di questo? Perché nuTonomy, lo scorso 25 agosto, ha lanciato il primo taxi senza autista. La piccola azienda ha iniziato l’esperimento a Singapore con sei auto (Renault Zoe e Mitsubishi i-Miev, tutte elettriche) che girano in un’area di soli 4 chilometri quadrati e caricano in punti prestabiliti solo gente selezionata dalla compagnia. Sul cruscotto di ogni veicolo ci sono due telecamere che rilevano cambiamenti nelle luci dei semafori ed eventuali ostacoli. In più, tutti i mezzi sono dotati del sistema Lidar, che attraverso dei laser intercetta ogni presenza potenzialmente pericolosa. Così come per Uber, anche nelle macchine di nuTonomy, al momento, ci sono due addetti a bordo della vettura, uno pronto a prendere in mano il volante in caso di necessità e l’altro impegnato a osservare il computer di bordo. L’obiettivo principale, comunque, è quello di avere auto capaci di essere veramente autonome entro il 2018 per poi, successivamente, iniziare l’esportazione dei modelli nel resto del mondo.
Marco Razzini
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