Tra i 20 e i 30 anni, capelli chiari, lineamenti caucasici e una statura di 164 centimetri per 58 chili di peso. Questo l’identikit fornito dalla questura di Roma, quasi un grido d’aiuto ai cittadini per identificare la donna trovata morta a Villa Pamphili sabato pomeriggio, insieme alla sua bambina.
Insieme ai tratti distintivi della donna sono state diffuse anche le immagini dei suoi tatuaggi: una rosa sul piede destro, un disegno floreale all’altezza degli addominali, un surfer con un teschio sul braccio destro, e due pappagalli sulla fascia interna del braccio destro.
La mamma dietro un cespuglio di oleandri, nuda e coperta solo da un sacco nero. La figlia a poco più di 200 metri, vicino una siepe.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti la piccola sarebbe stata strangolata la sera prima del ritrovamento. Sul corpo della donna, invece, nessun segno di violenza o ferita da arma da taglio. Gli inquirenti stanno vagliando l’ipotesi di una morte da overdose, che potrebbe essere accertata solo in seguito ai risultati degli esami tossicologici.
Tassello dopo tassello gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le dinamiche della vicenda, ascoltando anche i racconti dei testimoni oculari. Le loro testimonianze, però, rischiano di gettare ulteriore confusione su una vicenda ancora avvolta nel mistero. Alcuni testimoni dichiarano di aver visto un uomo fuggire via con un fagotto in mano proprio nelle ore precedenti al ritrovamento del corpo della bambina, ma le telecamere di videosorveglianza della zona non hanno ancora dato alcun riscontro. Molte altre testimonianze risultano discordanti o sono state addirittura errate false dagli inquirenti. A complicare ulteriormente la ricostruzione dei fatti è l’assenza di un sistema di videosorveglianza interno al parco, fattore che avrebbe facilitato ulteriormente l’ipotetico assassino.
Restiamo ancora in attesa dei risultati del test del Dna, mirato a identificare le due vittime.
Già diffusi i risultati dell’esame dattiloscopico eseguito sul corpo della donna, che non ha prodotto alcun riscontro utile. Le sue impronte digitali, infatti, non sono presenti nella banca dati delle forze di polizia italiane. Questo fa supporre che le due vittime siano straniere, forse provenienti dalla Scandinavia o dall’Est Europa.
Secondo quanto emerso finora, la donna e la bambina vivevano all’interno del parco, così come tanti altri senzatetto: una comunità “invisibile” che vive nel degrado e nell’abuso di droghe, nell’indifferenza generale.
Fonte immagine in evidenza: Il Corriere
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.