Mercoledì e giovedì sono stati due giorni importanti per Renzi, che è stato in visita diplomatica in Ucraina e Russia. Nel primo giorno ha fatto visita a Poroshenko, il presidente ucraino, che sembra aver trovato un alleato nel premier italiano. Infatti, quest’ultimo con le proprie parole ha dato grande sostegno al popolo dell’est: «Tutti noi vogliamo il rispetto e l’indipendenza della sovranità dell’Ucraina. Deve tornare la pace. È necessario monitorare il cessate il fuoco, monitorare le frontiere ed è importante la missione Osce». Le parole sono giustificate dal fatto che i problemi dell’Ucraina coinvolgono anche la situazione politica ed economica dell’Europa. Insomma, se in Ucraina la terra trema, il sisma lo si percepisce anche nell’UE. Alla fine dell’incontro con il presidente ucraino Renzi rafforza: «Non bisogna sottovalutare i rischi, le difficoltà, i pericoli. I combattenti morti meritano tutti gli sforzi per procedere nella direzione di una pace duratura e stabile. Trovo importante il colloquio con Poroshenko. Questa visita testimonia la solidità del rapporto tra Italia e Ucraina e lo sforzo che tutti noi stiamo facendo perché gli accordi di Minsk possano trovare piena efficacia».
Il tour del Presidente del Consiglio italiano continua il giorno dopo a Mosca; nella mattinata di giovedì, il premier ha portato un simbolico mazzo di sei garofani rosa in memoria di Boris Nemtsov sul ponte Bolshoi Moskvorecki, luogo in cui è stato ucciso il suddetto politico russo. Nel corso della mattinata, Renzi ha parlato con il primo ministro russo Dmitrij Medvedev e il presidente Vladimir Putin. Tra i due colloqui il più importante è stato quello tenutosi con il leader russo. Sono stati molti, infatti, i temi discussi fra i due e tra questi spiccano la crisi ucraina e la crisi libica: il premier ha espresso consenso ad un eventuale intervento della federazione russa alla situazione attuale in Libia. Da nessuna delle due parti si è discusso di eventuali sanzioni che l’UE vorrebbe infliggere alla Russia, ma Renzi ha fatto intendere che un prolungamento della tregua da parte di Mosca potrebbe portare ad uno smussamento delle pene future.
Claudio Francesco Nicolosi
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