Theresa May è stata ospite pochi giorni fa del neo presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, per un primo incontro con la premier britannica in vista dell’avvio di possibili negoziati futuri tra le due potenze un tempo storiche alleate. «Siamo ancora in grado di guidare il mondo e insieme difendere i valori minacciati», così ha tuonato la premier, fiduciosa di poter ripristinare quella antica “special relationship” transatlantica su temi politici, militari ed economici.
A tal proposito, la May sta cercando di pressare sempre di più per velocizzare i negoziati che decreteranno l’uscita ufficiale del Regno Unito dalla Ue e con essa dal mercato unico europeo, spinta anche dagli ultimi dati positivi sul PIL del Regno che pare non abbiano risentito negativamente della brexit (nell’ultimo trimestre del 2016 il PIL è cresciuto dello 0,6%). Su Trump, intanto, a Filadelfia dinanzi ad un pubblico di soli repubblicani ha confermato la propria volontà di dialogare con gli States perché «la vittoria di Trump vi dà l’opportunità di aprire una nuova era».
In merito, invece, alle polemiche scaturite dalle dichiarazioni del nuovo Presidente USA sulla possibilità di ricorrere alla tortura durante gli interrogatori dell’intelligence americana Theresa May ha parlato «con franchezza» asserendo che il Regno Unito potrebbe porre fine alla collaborazione con Trump qualora decidesse realmente di fare ricorso alla tortura. A questo punto non resta che attendere i prossimi risvolti.
Ester Sbona
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