Sei le città italiane coinvolte, trenta le pistole in dotazione, ma è una decisione che fa discutere
Con la circolare firmata il 20 marzo scorso dal capo della direzione anticrimine, il prefetto Vittorio Rizzi, si è dato il via anche in Italia alla sperimentazione delle pistole elettriche, meglio conosciute come “taser”. Pioniere saranno le città di Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia, con l’obiettivo di estenderne l’utilizzo a tutta la Penisola.
Già nel 2014, quando Angelino Alfano era Ministro dell’Interno, era stato inserito, dentro al decreto legge sulla sicurezza negli stadi, un emendamento per avviare la sperimentazione del taser da parte dei reparti mobili. Le pistole elettriche in dotazione dovrebbero essere una trentina e saranno affidate a carabinieri e poliziotti per un periodo di prova di circa tre mesi, al termine del quale si deciderà se adottarle o eliminarle. Il modello prescelto è l’X2, in grado di colpire il bersaglio fino a 7 metri di distanza e con una scarica di durata controllata di 5 secondi. Inoltre, verrà applicata sulla divisa una speciale telecamera ad alta risoluzione e dotata di visione notturna che si accenderà nel momento in cui verrà tolta la sicura dal tase.
Si tratta di un’arma non letale che utilizza una scarica ad alta tensione e bassa intensità per immobilizzare i movimenti di chi viene colpito. Ciononostante potrebbe rivelarsi potenzialmente pericolosa per chi soffre di disturbi cardiaci o per chi si trova in un particolare stato di alterazione. Il taser, inoltre, viene riconosciuto dalla legislazione italiana come arma propria, ma non da fuoco, che può essere acquistata da chiunque in possesso di un regolare porto d’armi, ma che tuttavia non può essere né prodotta in Italia – per importarla serve infatti un’apposita licenza – né portata in giro per nessun motivo.
Attualmente sono 107 i paesi al mondo in cui ne è permesso l’utilizzo, fra cui Germania, Canada, Regno Unito, Brasile e Finlandia. Dal 2007 il taser è stato, tuttavia, inserito dall’ONU fra gli strumenti di tortura, anche alla luce del fatto che, secondo le stime dell’Associazione Amnesty International, solo negli Stati Uniti l’arma avrebbe causato oltre 800 morti dal 2001. Ed è proprio attraverso le parole del portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, che l’associazione umanitaria invita a prestare «molta attenzione» all’esperimento. Grandi aspettative sono state espresse invece dal Segretario Generale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), Stefano Paoloni, che vede nel taser «un’opportunità che riduce il contatto fisico fra poliziotto e aggressore» nonché un importante strumento che permetta «di difendersi in casi di estremo pericolo, in condizioni di sicurezza maggiori evitando un contatto molto diretto con il criminale, rendendolo inoffensivo allo stesso tempo».
Francesca Santi
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