Si sa da tempo che erano sette le regioni coinvolte al voto. Dalla giornata di ieri invece si conoscono gli esiti delle votazioni. Gli scrutini parlano chiaro, il risultato per il PD del premier Renzi è di 5-2. Nonostante il risultato possa sembrare confortante per il centrosinistra, nella realtà dei fatti non è così. Infatti il PD ha perso la regione Liguria, strappata dal rappresentante del centrodestra Giovanni Toti. Tirando le somme il Partito Democratico ha mantenuto il comando in: Toscana, Umbria, Puglia, Campania e Marche. Per la Campania vince De Luca e questa vittoria non sarà forse consolidata perché il neo governatore non era presentabile secondo la lista della commissione antimafia e dovrà vedersela con la legge Severino che potrà comportare la decadenza del neoeletto. Il Veneto resta l’unica regione conquistata dalla Lega, infatti è stato confermato come governatore Luca Zaia, che ha ottenuto oltre il 50% dei voti. Dunque, brucia per il centrosinistra la perdita della Liguria e si inaspriscono i rapporti all’interno del Partito Democratico, infatti la minoranza accusa il resto dei commilitoni di aver sbagliato le tattiche di candidatura della Paita. Quindi nonostante il risultato sia nettamente favorevole per il PD, il rovescio della medaglia ha un peso non indifferente.
In generale, le votazioni di domenica per le regionali riportano un dato abbastanza allarmante: l’affluenza alle urne è stata del 52%. In questi ultimi anni, si conferma sempre più la tendenza negativa dell’astensione al voto da parte di una fetta sempre più grande della popolazione. Basti pensare che alle regionali del 2010 il 65% della popolazione andò a votare. E se si vuole approfondire anno dopo anno, si può notare come alle europee dell’anno scorso il 58,7% degli aventi diritto si recarono alle urne.
Claudio Francesco Nicolosi
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