CATANIA – Lunedì 1 giugno l’Etna Comics 2015 ha proposto un’interessante conferenza sull’evoluzione del giornalismo e della comunicazione nell’era di Internet, riguardante soprattutto le differenze tra l’informazione che passa attraverso la carta e quella che arriva al pubblico tramite social network (Facebook, Twitter, YouTube) e quant’altro permetta la diffusione di notizie per mezzo di uno schermo. I tre relatori sono stati: Luca Raffaelli (esperto italiano nel campo fumettistico, giornalista e autore di comic book), Eleonora Caruso (scrittrice di fanfiction e autrice del romanzo Comunque vada non importa), Gualtiero Cannarsi (traduttore, dialogista, direttore del doppiaggio di anime e fumetti giapponesi in italiano). I tre hanno dibattuto di loro, esprimendo le proprie considerazioni sul ruolo della comunicazione nel 2015, ormai storpiata e mediata dal Web.
Gualtiero Cannarsi: «Ho pensato a quest’incontro perché ultimamente è nato un grande interesse per il fenomeno degli youtubers, persone che aprono un blog, non per iscritto ma di solito video (vlog, ndr), in cui parlano ed esprimono la propria opinione. Tornando al discorso della pigrizia è chiaro che la grande differenza tra un blog scritto e il video di una persona che parla è che il blog scritto bisogna leggerlo. Mettendo da parte la pigrizia, invito tutti a valutare, oltre alla simpatia (caratteristica degli youtubers), la qualità dell’informazione che viene “spacciata”. Nel pubblico l’interesse non è più verso ciò di cui si sta parlando, ma si sposta proprio verso l’oratore che acquista anche del narcisismo. Questo nel giornalismo a volte accade, ma mettendoci la faccia la voglia di mettersi in mostra è maggiore».
Luca Raffaelli: «Al giorno d’oggi l’importanza del saper comunicare è considerata al di sopra della comunicazione stessa. La società ci istiga alla pigrizia. Un senso di pigrizia generale pervade tutti. La gente è così pigra che non ha nemmeno la volontà di digitare due parole per fare una ricerca su Google. Si cerca sempre di recepire solo le informazioni che ci vengono passate perché capitano proprio sotto il nostro naso, come sulla home di Facebook, ad esempio. A proposito di pigrizia, qualche giorno fa mia figlia guardava quei programmi assurdi di Disneychannel, quelli con le risate in sottofondo che sembrano quasi dirti: “Sono spiritoso, se non te ne fossi accorto, guarda che dovresti ridere”. È proprio il senso di pigrizia che viene trasmesso. Allora, vado da mia figlia, mi metto in piedi e le cito una canzone di Roberto Roversi e Lucio Dalla, dicendole: “La vita è fantasia, è coraggio, è lotta dura, è ricerca, è profondità. Non puoi fermarti di fronte a queste cose che non sono altro che la riproposizione dello stesso meccanismo umoristico. La vita è profondità, è andare alla ricerca di quello che non ti piace, di fronte a quello che non ti piace trovi il vero te stesso; se ti fermi subito di fronte a quello che ti piace è troppo facile, non andrai mai oltre, capito figlia mia?”».
Eleonora Caruso: «Io penso che questo nuovo fenomeno, molto vicino al giornalismo, è comunque un mezzo d’informazione e non va assolutamente preso con estremismo, considerando il giornalismo tradizionale morto e il fenomeno youtubers l’unico nuovo metodo di comunicazione. Resta il fatto che a me l’idea di guardare una persona che per 40 minuti si spara una telecamera in faccia mette ansia, lo considero proprio “creepy”. Secondo me, la vera differenza è che con questo contatto video, quindi con l’immagine che è estremamente importante nella nostra società, si creano i fanatici del critico, che lo adorano a livelli estremi. La differenza con il cartaceo è che in un giornale stampato non puoi rispondere alla critica con una critica. Il mondo di Internet funziona criticando chi fa le critiche perché il ragionamento generale è “o la pensi esattamente come me o ti critico”, annullando qualsiasi tipo di comunicazione costruttiva».
Alla luce di queste riflessioni si spera che l’informazione veicolata dal Web non diventi in futuro l’unica tipologia d’informazione esistente, per evitare di creare un mondo in cui tutti sono solo capaci di puntare il dito, un dito virtuale però, sempre ben protetti e nascosti da uno schermo.
Chiara Forcisi (articolo)
Alberto Molino (fotografie)
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Da sempre lettrice accanita, Chiara all’età di 13 anni pubblica You are my angel, il suo primo romanzo. Frequenta il Liceo Classico N. Spedalieri di Catania, dove completa gli studi in bellezza in qualità di rappresentante d’istituto e dirige, dopo averlo fondato, il giornalino scolastico Il Punto, degno erede di Voci di Corridoio, antesignano di Voci di Città. A marzo 2013 corona il suo più grande sogno: partire come delegate con l’Associazione Diplomatici alla scoperta della Grande Mela. Si laurea in Scienze della Comunicazione all’Alma Mater Studiorum di Bologna a luglio 2018. Inoltre, anche se è impegnata ad affrontare la vita quotidiana non si arrende e prova ancora a realizzare ciò che voleva fare fin dalla culla: salvare il mondo con le parole.