Assolta. Virginia Raggi, sindaca di Roma, è stata assolta dalle accuse di falso ideologico e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta che la vedeva protagonista per la nomina di Renato Marra a responsabile della direzione turismo del Campidoglio.
Secondo il giudice monocratico del tribunale di Roma, la condotta tenuta dalla sindaca nella promozione del Marra nel Giugno del 2016 non costituirebbe reato. Contrariamente a quanto affermato dai PM, infatti, non sarebbero stati rinvenuti elementi tali da cui poter desumere che la Raggi fosse a conoscenza del ruolo svolto da Raffaele Marra (fratello di Renato Marra ed ex braccio destro dell’amministrazione capitolina) nella nomina del fratello.
Secondo l’accusa, la sindaca avrebbe dichiarato il falso all’autorità anticorruzione nell’affermare di aver deciso autonomamente senza alcuna intercessione da parte del suo ex-collaboratore.
Virginia assolta! E ora avanti #ATestaAlta https://t.co/AZjTeudmi6
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) November 10, 2018
La sindaca è stata assolta e per i piani alti del M5S questo sembra essere l’unica cosa che conta. «Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti» commenta la Raggi su twitter.
«Virginia assolta !» esulta Luigi Di Maio su tutti i social. «Virginia è stata assolta. Non ve la prendete con i pubblici ministeri, hanno solo fatto il loro lavoro. Si sono sbagliati, tutto qui ma non sono mica colpevoli» commenta sardonicamente il redivivo Alessandro Di Battista, da poco rientrato in Italia dopo il suo tour dell’America Latina «ma i colpevoli ci sono e non vanno temuti – prosegue – […] i colpevoli sono quei pennivendoli che da più di due anni le hanno lanciato addosso tonnellate di fango […] Oggi la verità giudiziaria ha dimostrato solo una cosa: che le uniche puttane qui sono proprio loro, questi pennivendoli che non si prostituiscono neppure per necessità, ma solo per viltà».
Questa sentenza spazza via due anni di fango. Andiamo avanti #ATestaAlta per #Roma, la mia amata città, e per tutti i cittadini. pic.twitter.com/2oSI9onx1Z
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) November 10, 2018
Imbarazzanti dichiarazioni di Di Battista a parte, una cosa bisogna riconoscerla: la «verità giudiziaria» – termine di cui Dibba si riempie, oggi, impropriamente la bocca – ha stabilito che la condotta della Raggi non avrebbe costituito delitto.
Il che, stiamo attenti, se da una parte significa che la sindaca non avrebbe preso parte al giro di corruzione gestito dai suoi due Rasputin Luca Lanzalone e Raffaele Marra; dall’altra non esime la prima cittadina della capitale dalle aspre e meritate critiche per la sua fallimentare gestione di Roma negli ultimi due anni e mezzo, ivi compresa la scelta di due amministratori che, approfittando dell’incapacità della Raggi, hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
“Virginia Raggi è stata assolta. Ma non dall’incopentenza” sentenzia l’editoriale di L’Espresso in merito alla vicenda. Il titolo non potrebbe essere più azzeccato e le parole che Di Battista vomitava addosso all’ex-sindaco di Roma Ignazio Marino, in occasione dell’inchiesta di Mafia Capitale, tornano oggi a perseguitare il grillino: «gli incapaci sono colpevoli quanto i delinquenti» tuonava Di Battista nel 2014.
Potrebbe anche essere interessante sapere cosa ne pensi oggi il direttorio del M5S di tali affermazioni ed è superfluo dire quanto queste massime siano calzanti oggi – all’indomani della fine dell’inchiesta che vede coinvolta la Raggi – ma tentare di tener conto delle contraddizioni, delle assurdità e degli abbagli in cui spesso incappano certi personaggi non è informazione: è roba da «pennivendoli e puttane».
«Come giornalista, secondo lei, sarei più una pennivendola o più una puttana ?» chiede Lucia Annunziata ad un visibilmente imbarazzato Alfonso Bonafede, durante l’ultima puntata di 1/2 h in più su Rai3.
Nell’imbarazzo del Ministro della Giustizia – e nella sua risposta vagamente benaltrista (e allora i giornalisti che attaccano il M5S ? e allora il PD ?) – c’è tutto il senso della schizofrenia del giustizialismo targata a cinque stelle: innocente se sei dei nostri, colpevole se sei dei loro.
Certo, la Raggi è innocente per la lettera della legge ma è innocente anche agli occhi dell’impietoso codice etico promosso da Grillo, Casaleggio, Di Maio e dallo stesso Di Battista ?
La risposta è scontata ed essere più realisti del re, in tali situazioni, è semplicemente infantile: la Raggi non è colpevole, è certamente incompetente ma non è colpevole. Ci sono migliaia di motivi per cui la sindaca dovrebbe abbandonare il Campidoglio ma tra questi non può certamente figurare l’essere indagato né si può pensare che una condanna in primo grado possa essere «grave e incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva», come recita l’art. 6 del codice etico grillino.
Francesco Maccarrone
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