PALERMO – «Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere». Qualunque parola per descrivere Giovanni Falcone, autore di questa citazione, potrebbe risultare superflua e fuori luogo: egli conosceva bene la strada giusta per consegnare in mano ai figli del domani un Paese migliore, una strada che lo ha portato alla morte e che troppi, per paura o per comodità, hanno deciso di non percorrere.
Le conseguenze sono ben visibili a tutti e i ragazzi nati qualche anno dopo il tragico 1992 sembrano avere le idee chiare su chi comandi oggi in Sicilia. Il centro di studi e iniziative culturali Pio La Torre di Palermo, all’interno del Progetto Educativo Antimafia, ha raccolto per il nono anno consecutivo le opinioni di oltre diecimila giovani, cercando ci interpretare la percezione mafiosa insita negli studenti italiani. I risultati del report, presentati lo scorso 28 aprile al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, riflettono la preoccupazione dei giovani e la loro presa di coscienza della gravità del fenomeno mafioso: quando viene loro chiesto se sia più forte la Mafia o lo Stato, il 52% degli intervistati opta per la prima, solo il 10% per il secondo, mentre il 27% pensa che siano ugualmente forti. Ciò che è emerso in maniera preoccupante è la rassegnazione di fronte a questa “forza”: il 43% degli studenti pensa che non sia possibile sconfiggere definitivamente la Mafia, il 30% ritiene che si possa giungere un domani a una vittoria e il 27% non è in grado di esprimersi.
Le ragioni di questa insoddisfazione sono da ricercare soprattutto nel rapporto tra criminalità organizzata e politica, ritenuto forte dal 93% dei giovani: secondo questi ultimi, il motivo principale della persistenza del fenomeno mafioso in Sicilia e della sua diffusione nelle regioni centro-settentrionali è proprio da ricercare nella corruzione della classe dirigente (per il 57% nel primo caso e per il 68% nel secondo). Non stupisce che i politici locali e nazionali siano tra quelle figure professionali in cui gli studenti ripongono minor fiducia, a differenza di insegnanti, magistrati e forze dell’ordine, ovvero le tre categorie ad aver riscosso maggiori consensi.
Gli studenti delle scuole italiane chiedono che venga intrapresa una lotta reale contro la Mafia: il 24% degli intervistati pensa che questa andrebbe colpita nei propri interessi economici, mentre le altre iniziative da mettere in pratica per sconfiggere la criminalità organizzata dovrebbero essere la lotta alla corruzione e al clientelismo (per il 21% degli intervistati) e l’educazione dei giovani alla legalità (per il 17% di loro). Chi pensa che si tratti esclusivamente di numeri e percentuali si sbaglia: sarebbe opportuno non trascurare i risultati di questa indagine e ascoltare i suggerimenti e le richieste dei futuri uomini e donne del nostro Paese, se si vuole davvero che vadano sereni «nel cammino verso un domani migliore». Parola di Giovanni Falcone.
Claudio Pennisi
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