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OMS: 5 mesi di “altalena” tra virus, contraddizioni e chi rema contro
11 Giugno 2020
Best politikEstera

OMS: 5 mesi di “altalena” tra virus, contraddizioni e chi rema contro

Home » Best politik » OMS: 5 mesi di “altalena” tra virus, contraddizioni e chi rema contro

Le accuse nei confronti dell’OMS non vengono solo da Brasile e USA, ma dal mondo intero. Tutti gli errori e le contraddizioni dell’OMS hanno portato solo caos nel mondo. Di chi si deve fidare il singolo cittadino?

Cinque mesi di dichiarazioni contrastanti

Il 5 giugno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato un “avviso sull’uso delle mascherine nel contesto del Covid-19”. Viene spiegato in questo documento quando, come e perché continuare a usare mascherine e prodotti simili. Per esempio, viene indicato ai medici di indossare lo strumento in qualsiasi circostanza e di cambiarlo con costanza, soprattutto se si entra in contatto con pazienti a rischio.

L’avviso dell’OMS è un’estensione di una precedente guida del 6 aprile, anche questa finalizzata a prevenire il contagio. Tre giorni prima della pubblicazione di questo documento, tuttavia, medici ed esperti sollevavano dubbi: “quanto può essere davvero efficace la mascherina come protezione?” o ancora “Possiamo contare su mascherine e guanti per evitare contagi?” e “Il distanziamento è davvero l’unica soluzione al virus?”. Titoli usati anche dalla stampa per poter attirare in modo efficace il lettore, dove anche nell’interno si trovavano frasi e indicazioni dei rappresentanti OMS esposte male.

Prima del 6 Aprile

Sempre il 6 aprile, i giornali riportavano le dichiarazioni di Ghebreyesus, il presidente dell’OMS, il quale invitava i Paesi a valutare e testare l’uso delle mascherine e la loro efficacia. Richiesta mossa dal dubbio degli stessi esperti su quanto davvero le mascherine abbiano arginato il problema. In sostanza, quelle che all’inizio della quarantena erano viste come qualcosa di inutile, nella pratica, a distanza di qualche mese, diventano indispensabili per tutti gli operatori. Un continuo altalenarsi di dubbi che sono stati sottolineati anche da molti enti nazionali e politici di tutto il mondo.

Ma non è forse anche questo un comportamento scientifico? Il virus è sempre stato considerato come una minaccia nuova e la comunità scientifica, con tutti i suoi strumenti, ha sempre cercato informare in maniera corretta. Un virus nuovo e sconosciuto, le cui informazioni non possono essere costantemente le stesse, eppure qualcuno in questi mesi lo ha criticato, denunciato e colpevolizzato. E vuole farlo ancora oggi. Bisogna ricordarsi che la scienza, prima di ogni cosa, non è verità immediata e perfetta, ma ricerca costante. La scienza è metodo di ricerca.

L’insoddisfazione del Codacons

Evento significativo fu l’esposto del Codacons, Coordinamento delle Associazioni per la difesa dell’ambiente e la tutela dei diritti di utenti e consumatori, che sottolineava quanto scarsa sia stata la comunicazione dell’OMS. L’esposto presentava tutte le accuse possibili: ripensamenti, poca chiarezza, continui cambi di idee e cambi di indicazioni.

Fatti emersi dai tweet del profilo dell’OMS (Chiamato su Twitter con le sue iniziali inglesi, World Health Organization, WHO). Tra uno e l’altro, in effetti, sembrano esserci opinioni contrastanti.

Gli errori dell’OMS con la politica internazionale

Questa altalena, probabilmente, è frutto di alcuni possibili errori commessi dall’OMS. Il primo errore di Ghebreyesus, presidente dell’organizzazione, potrebbe essere stato nel dare troppa fiducia alla Cina. A gennaio si sapeva che il virus si era manifestato nel mese di dicembre del 2019, e che il governo cinese si stesse già muovendo per bloccarne ogni possibile diffusione. La Cina, infatti, ha ripreso i rapporti in maniera positiva con l’OMS: evento molto sorprendente che Ghebreyesus aveva interpretato come un segnale positivo. Ma la Cina è una realtà troppo diversa per gestirla bene o controllarla, anche da un’organizzazione finanziata in grossa parte dai maggiori paesi occidentali. Un errore di controllo e mantenimento del focolaio, in Cina, era da considerare da subito incapace da visionare. Gli effettivi test di controllo in Cina sono arrivati solo due settimane dopo le dichiarazioni di Ghebreyesus sulla sua fiducia con Xi Jinping, presidente cinese.

Non solo con la Cina

Dopo la Cina anche la gestione degli Stati Uniti ha creato qualche grattacapo. Se da un lato Ghebreyesus non è stato capace di tenere testa ai presunti comportamenti poco etici del governo cinese, come insistere con le pressioni su Hong Kong appena terminato il lockdown, dall’altro lato Trump (presidente USA) ha incolpando l’OMS di non essere riuscita nel suo compito principale, ovvero controllare il virus e guidare i Paesi con norme precise e chiare. L'”America”, dunque, è uscita dagli oltre 190 membri che costituiscono l’OMS. “Minaccia” che ora sembra essere proposta anche da Bolsonaro, presidente del Brasile. E l’uscita di due Paesi come USA, oggi, e, forse Brasile, sarebbe solo un altro colpo letale alla struttura dell’OMS.

Il virus non è scomparso, la prova? USA e Brasile

Negli ultimi giorni di maggio l’epidemia si è spostata da Europa e Asia, arrivando a colpire in maniera più incisiva le Americhe. Le due regioni più colpite sono Stati Uniti e Brasile e superano di gran lunga i numeri di contagi europei. Gli USA, ad oggi, hanno registrato oltre i 110.000 morti, mentre il Brasile quasi 40.000 su circa tre milioni di contagiati. Come successo per la Cina, anche su questi dati sorgono dei dubbi per le posizioni di Bolsonaro e la sua trasparenza politica.

Al di là dei numeri, è sicuro che il fatto che abbiano lasciato l’OMS non è un buon segnale.

Il virus ha aiutato l’ambiente e l’OMS no?

Quello che è certo sono gli effetti “benefici” del virus sulla natura. Con il mondo in standby, il mondo verde e blu ne ha guadagnato sotto molti punti di vista. Il rovescio della medaglia, però, è l’inquinamento da plastica lasciato in eredità.

Guanti e mascherine, specie quelle offerte nei super mercati, e prodotti usa e getta hanno fatto “dimenticare” il male di questo materiale.

Plastica ovunque per le strade e ai bordi dei marciapiedi, ma anche appesa ai rami dei cespugli e delle piante dei parchi. L’allarme è stato lanciato da Gary Stokes, co-fondatore di OceansAsia. Ripartire, in sostanza, non è stata una passeggiata. Specie se si considerano problemi già esistenti e i disastri ambientali che si sono aggiunti, come il riversamento di Diesel nelle acque siberiane.

Cosa deve fare il cittadino?

Il cittadino non può fidarsi di qualsiasi commento che trova sui social. Anche se, purtroppo, alla luce di alcuni pareri discordanti non sa bene che strada seguire. Certo è che deve essere responsabile, mantenere un’igiene costante, evitare ancora per un po’ luoghi affollati, continuare a usare la mascherina anche se limitata. Ed evitare i guanti, almeno su questo tutti possono essere d’accordo: i guanti compromettono il proprio stato di salute.

Piccoli gesti di buon senso che, in futuro potrebbero evitare di fare passi indietro. Infatti, anche se la sua diffusione è rallentata, non si può escludere l’esistenza del virus. Anche se in Italia non si registrano più di un centinaio di casi al giorno, questo non vuol dire che il resto del mondo sia invisibile. Il virus esiste e questo non può far dimenticare i danni e i morti che l’epidemia ha causato.

Davide Zaino Pasqualone

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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