Una mano tesa al cielo e la speranza di cambiamento. L’istante immortalato dall’obiettivo di una macchina fotografica e diventato virale dopo qualche giro di lancetta in piena era digitale. Lei, Meral Aksener, 60 anni all’anagrafe, donna in carriera nella Turchia di Erdogan dal vissuto politico ultra-nazionalista e un presente alla guida dell’MHP, il Partito del Movimento Nazionalista turco. All’orizzonte si profila un autentico braccio di ferro sul piano delle riforme costituzionali con il presidente in carica: «Per noi quello che viene proposto non è un sistema presidenziale, quello che viene proposto lo si vede in Africa, in America Latina, dove il potere si concentra su una sola persona e questa diventa un dittatore, sottraendo alla gente le ultime libertà rimaste», ha espresso Aksener nel corso di un’intervista rilasciata al Financial Times, durante la quale ha indicato le ragioni del “no” al quesito referendario. La donna appare determinata a porgere il suo guanto di sfida – politica – nei confronti di Erdogan e punta a compattare l’elettorato di base del suo partito, un pacchetto di circa 5 milioni di voti che rischiano di disperdersi, come consuetudine, in sede referendaria. Restano poi da convincere gli indecisi della prima ora a respingere attraverso il voto il pacchetto di riforme, espressione dell’azione di governo.
Dai classici comizi di piazza all’interazione costante con i social, Aksener si sta giocando le proprie carte nel tentativo di colmare il gap elettorale e al tempo stesso guardarsi bene le spalle dai rivali in politica, i quali senza mezzi termini la accusano di vicinanza all’ex imam Fethullah Gulen, ritenuto la mente dietro il mancato golpe dello scorso luglio, punta dell’iceberg del rovente clima politico che si respira da mesi in Turchia.
Gabriele Mirabella
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