Mentre l’Europa delle banche trema per la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Unione, c’è qualcuno che si ritiene convinto di poter realizzare la grande svolta della società moderna capitalista. Il suo nome è Vit Jedlicka e si tratta di colui che vorrebbe passare alla Storia per aver messo in pratica la visione della filosofia politica libertaria. L’uomo è già noto in Repubblica Ceca come membro del partito extraparlamentare dei Liberi Cittadini e si inserisce in quella folta schiera di inguaribili utopisti che, nel corso della secoli, hanno cercato in vari modi di dar vita a società effettivamente libere. Il principio costituente dell’ordinamento concepito da Jedlicka è la limitazione del potere politico rispetto alla libertà della persona, prendendo come modello d’ispirazione il concetto di Stato espresso, ad esempio, a Hong Kong o nei principati di Monaco e del Liechtenstein.
In questi mesi i media internazionali si sono parecchio interessati alla vicenda, cercando di venire a capo della questione. Come se non bastasse, intanto Jedlicka ha svolto un’intensa attività diplomatica, partendo dalle aule universitarie fino ad arrivare al celebre Institute of Economic Affairs di Londra, ottenendo consensi tra esponenti politici e uomini d’affari di estrazione liberista, interessati soprattutto al concetto di tax-free sostenuto da questo giovane e sfrontato leader euroscettico. Non sono in pochi a trovarsi d’accordo con lui, tant’è vero che 400.000 mila persone provenienti da ogni parte del globo sarebbero già pronte ad aderire al progetto Liberland, dopo aver fatto richiesta di cittadinanza via e-mail.
È stato il 13 aprile 2015 che l’uomo, insieme ad alcuni seguaci, ha piantato simbolicamente un vessillo giallo e nero sulla riva destra del fiume Danubio, al confine tra la Serbia e la Croazia, autoproclamandosi Presidente della neonata Libera Repubblica del Liberland. All’interno di una striscia paludosa lunga 7 chilometri, non rivendicata da nessuno dopo la definitiva dissoluzione della Repubblica Jugoslava nel 1991, sarà ora possibile sfrecciare ad alta velocità per strada, fumare marijuana e possedere armi. Nelle intenzioni dei suoi fondatori, Liberland dovrebbe dotarsi di poche leggi, circoscritte per lo più al rispetto della persona e della proprietà privata (considerata inviolabile) e all’utilizzo del ceco come lingua ufficiale. Lo Stato si occuperà principalmente di amministrare la giustizia, la sicurezza e curare le relazioni esterne, mentre spetterà all’autorità ecclesiastica tutelare le politiche del welfare. Jedlicka sogna un futuro ecosostenibile e carbon free per la sua Liberland, puntando all’industria della birra come principale settore d’esportazione. Senza uffici postali, ignorato dalle autorità internazionali così come dalle cartine geografiche, se riconosciuto il Liberland potrebbe comunque fregiarsi del titolo di terzo Stato più piccolo al mondo, alle spalle della Citta del Vaticano e del Principato di Monaco.
Gabriele Mirabella
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