Il voto del 4 marzo in Italia sarà fondamentale per gli equilibri interni all‘Unione Europea. Dopo l’elezione del Presidente Macron in Francia e la riconferma della Cancelliera Merkel in Germania dello scorso anno, l’ondata antieuropeista sembra temporaneamente arginata. I movimenti populisti in Europa esistono e riescono ad incanalare numerosi consensi, ma i partiti tradizionali tengono botta quasi ovunque, con un’Eurozona che è in leggera crescita sotto il profilo economico. L’Italia rappresenta un tassello importante in questo mosaico e la presenza di alcune forze politiche rappresenta una minaccia, secondo Bruxelles. Da un lato, chi come Renzi parla di Stati Uniti d’Europa. Dall’altro, chi come Di Maio parla di referendum sull’euro.
L’esito del voto, quanto mai incerto, potrebbe dar vita a scenari incalcolabili, che destano forte preoccupazione tra i vertici Ue. Secondo quanto affermato da Moscovici, «L’Italia si prepara ad elezioni il cui esito è quanto mai indeciso. Quale maggioranza uscirà dal voto di marzo? Quale programma, quale impegno europeo? In un contesto in cui la situazione economica dell’Italia non è certamente la migliore al livello europeo, felice chi potrà dirlo». Il commissario degli Affari economici dell’Unione Europea esprime tutto il suo timore in modo esplicito, scendendo sul piano delle critiche nei confronti dei leader politici italiani che hanno destato la sua perplessità. «La sua proposta proveniente da Di Maio di sfondare il tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil è un controsenso assoluto» ha dichiarato Moscovici, non proprio in una veste di diplomazia.
Ben presto è arrivata la reazione di Matteo Salvini, che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Inaccettabile intrusione di un burocrate europeo nelle elezioni italiane. Le politiche di immigrazione incontrollata e di sacrifici economici imposte dall’Europa sono state un disastro e verranno respinte dal libero voto degli italiani, i burocrati di Bruxelles stiano tranquilli». Non è possibile stabilire quale sia (o se vi sia) un limite di intromissione per i burocrati europei nel dibattito politico di uno Stato membro. L’unica certezza insindacabile è la seguente: in Europa si teme il peggio dal voto italiano.
Francesco Laneri
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