La Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (firmata a Roma il 4 Novembre del 1950 ) nell’articolo 10 sancisce la libertà di espressione; allo stesso tempo, nell’articolo 14 la medesima Convenzione rifiuta il divieto di discriminazione. È da questa base che bisogna partire per capire il recente dibattito aperto a livello internazionale sul tema della crescita nel web del cosiddetto Hate Speech, vale a dire l’incriminabilità di specifiche espressioni razziste e discriminatorie nei confronti di minoranze etniche, religiose o verso gruppi sociali diversi dalle maggioranze solo in base alle loro caratteristiche di genere o di orientamento sessuale. Nel mondo politico, in particolare, secondo un passato monitoraggio delle elezioni europee risalenti al 25 Maggio 2014, realizzato dall’Associazione ENAR (European Network Against Racism), l’Italia si è contraddistinta in Europa per il maggior numero di commenti e frasi razziste pubblicate su facebook contro migranti, rifugiati e musulmani.
È ormai celebre il commento di Borghezio (politico esponente della Lega Nord) quando nel 2013, riferendosi all’ex ministro di origine congolese, Cecile Kyenge, propose un Hate Speech affermando che «la parola negra in Italia non si può dire ma solo pensare. Kyenge mi sembra una brava casalinga, non un ministro del governo. Gli africani sono africani, appartengono a un’etnia molto diversa dalla nostra. Non hanno prodotto grandi geni, basta consultare l’enciclopedia di Topolino. Kyenge fa il medico, gli abbiamo anche dato un posto in una ASL che è stato tolto a qualche bravo medico italiano». Il tema dell’Hate Speech, d’altra parte, ha acquisito maggiore rilevanza alla luce della diffusione dei social network dove chiunque, politici e cittadini, può esprimere il proprio pensiero anche se discriminatorio nei confronti di terzi, senza per questo subire una censura. A proposito di ciò, è importante mettere in evidenza il progetto europeo PRISM che l’ARCI, in qualità di Capofila, insieme con l’Istituto di Studi giuridici internazionali del CNR, l’UNICRI ed altre associazioni, stanno realizzando al fine di offrire agli operatori del settore una formazione adeguata sull’Hate Speech (linguaggio di incitamento all’odio) e, altresì, cercare di metterlo definitivamente fuorilegge.
Ester Sbona
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