Come nei film di spionaggio, la Russia mette a punto un’innovazione in campo informatico: la chiavetta Usb che si “autodistrugge”. Persa definitivamente ogni informazionione in essa contenuta. Sicuramente, una tecnologia dedicata ad una nicchia di utenti.
Dalla fredda Russia, arriva un’innovazione alquanto bollente, per non dire “esplosiva”. Il mondo conosce da sempre quanto il Paese asiatico si trovi nel primato delle invenzioni e innovazioni tecnologiche. Stavolta si tratta di un oggetto che quasi tutti utilizziamo ogni giorno: la “chiavetta USB”.
Niente di sorprendente, se non si trattasse della peculiarità per il quale la ROSTEC l’ha progettata: la caratteristica principale che mette sotto i riflettori questa chiavetta, oggetto di uso comune, è quella dell’”autodistruzione”, ma ciò che va completamente distrutto è il chip interno che contiene i file, mentre è il rivestimento esterno a rimanere intatto. Ma procediamo con ordine.
Si tratta di una società governativa russa, con sede a Mosca. Fondata nel 2007 proprio dal presidente russo Vladimir Putin, opera nel settore della difesa e dell’hi-tech. Oggi il direttore generale della holding è Sergej Čemezov.
L’innesco per la distruzione del chip interno avviene manualmente tramite un pulsante che, una volta premuto, attiva il detonatore incorporato; quest’ultimo utilizza un sovraccarico di energia dalla batteria, generando così la distruzione della memoria e quindi delle informazioni. In 5 secondi si distrugge qualsiasi file. Trattandosi di un drive ancora sotto test, è facile intuire come sia sottoposto a miglioramenti, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dell’utente e, in caso di attivazione accidentale del detonatore, la conseguente perdita dei file. L’azienda ha già presentato alcuni prototipi del dispositivo di memoria.
Da una dichiarazione riportata dalla testata di tecnologia online “Tom’s Hardware”, dello chief executive di “Technodynamika” Igor Nasekov: «Abbiamo creato un dispositivo capace di proteggere al meglio le informazioni da accessi non autorizzati: l’impossibilità di recuperare i dati è stata certificata» e continua «In futuro, il dispositivo sarà testato per resistere a fattori climatici, urti meccanici e sicurezza dei dati conservati a lungo termine. Lavoreremo anche a diverse opzioni, adatte a diverse situazioni».
Negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere oggetti con le funzioni più disparate grazie ai film di spionaggio, dove tutto ci sembra surreale, ma magari sono questi che hanno appreso dalle vere “mission impossible” dei governi. Forse, un giorno, sarà dato accesso a questa tecnologia anche “ai comuni mortali”, dove un po’ tutti ci sentiremo degli “007” con messaggi che si autodistruggeranno.
Gabriella Agosta
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