Maggiore tutela per le donne vittime di violenza che dovranno essere sentite entro tre giorni dalla denuncia. «Operare sul piano legislativo è essenziale ma non basta», dice Giulia Bongiorno, «la prossima mossa sarà operare sul piano della riduzione dei tempi dei processi penali».
«La legge Codice Rosso rappresenta il massimo che si può attualmente fare per combattere la violenza sulle donne». Così esordisce il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno. Si tratta, dice, «di un’importantissima novità con la quale vogliamo scongiurare il rischio che le donne stiano mesi o anni senza ricevere aiuto». Ma, aggiunge, «sarà essenziale continuare operando sul piano della riduzione dei tempi dei processi penali». Ecco che, sottolinea, «essendo la violenza sulle donne una conseguenza della discriminazioni, gli interventi legislativi devono essere accompagnati da soluzioni concrete da adottare sul piano culturale». Comunque, termina, «oggi è una giornata importante per la lotta contro la violenza di genere».
Le novità normative contenute nel testo dopo l’ok del parlamento ottenuto con 197 sì, sono diverse. Inasprite le pene già previste per lo stalking, introdotte sanzioni per chi sfregia con l’acido, e per chi diffonde foto o video a contenuto sessuale per vendicarsi del partner dopo la fine della storia d’amore.
Nel dettaglio, il Codice Rosso, garantisce il diritto della vittima di essere ascoltata dopo 3 giorni dalla denuncia, riducendo, così la durata massima delle indagini preliminari. La polizia giudiziaria sarà tenuta, infatti, a comunicare al pubblico ministero le notizie di reato sùbito, anche in forma orale. La polizia giudiziaria dovrà dunque attivarsi immediatamente senza alcuna possibilità di valutare la sussistenza o meno delle ragioni dell’impellenza. L’immediata comunicazione della notizia di reato introduce una presunzione assoluta di urgenza rispetto ai fenomeni criminosi per i quali l’inutile decorso del tempo può portare spesso a conseguenze irreversibili, come già accaduto più e più volte.
Per quanto riguarda i Maltrattamenti in famiglia, previste pene più severe per i reati contro familiari o conviventi: la reclusione diventa da tre a sette anni. La pena, inoltre, è aumentata se il fatto è commesso in presenza o in danno di persona minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità o, ancora, se il fatto è commesso con armi. Per lo stalking la reclusione passa dall’attuale “da sei mesi a cinque anni a “da uno a sei anni e sei mesi”.
Arriva, infatti, il nuovo reato per chi provoca deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso. Chi lo commette, è punito con la reclusione da otto a quattordici anni. Se lo sfregio causa la morte della vittima, la pena irrogata sarà l’ergastolo. In questi casi, benefici come i permessi premio o le misure alternative alla detenzione saranno concessi con molta cautela.
In caso di condanna per reati sessuali, la sospensione della pena viene subordinata alla partecipazione a percorsi di recupero ad hoc presso associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti responsabili di aver commesso reati a sfondo sessuale. Il costo del percorso, in mancanza di una convenzione dell’ente con lo Stato, è a carico del reo.
Sarà punita con il carcere da sei a dodici anni. Qualora a subirla siano minori di 14 anni in cambio di denaro o di qualsiasi altra utilità, anche solo promessi, la pena sarà aggravata. La vittima di violenza avrà inoltre ben 12 mesi per denunciare quanto subìto, anziché i 6 previsti fino ad oggi.
Per chi diffonde foto o video che raccontano scene di intimità per vendicarsi del partner dopo la fine della relazione potrà subire il carcere da uno a sei anni, e multe fino a 15mila euro. La stessa pena si applica anche a chi riceve immagini hard e le diffonde senza il consenso dei protagonisti. Previste aggravanti se il responsabile è un partner o un ex, e la diffusione sia realizzata mediante social.
Un testo legislativo che risponde a gran voce ‘presente’ al richiamo di un fenomeno dilagante che ha raggiunto numeri tragici. Ma uniti si vince, e questa è la battaglia che il nostro secolo deve combattere con tenacia e determinazione. Corollario della parità dei sessi, la lotta alla violenza, dovrebbe essere un argomento mai tralasciato, solo così quegli uomini malati, potranno sentirsi isolati, non trovando più appoggio in una società che si è evoluta, puntando alla libertà.
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità