Una proposta di legge rivoluzionaria è approdata in Parlamento da parte del senatore PD Alessandro Zan: concedere uno spazio di intimità ai carcerati affinché coltivino la propria sessualità. La proposta è stata sottoscritta da altri 20 parlamentari e, a detta di Zan, è sostenuta dallo stesso ministro della Giustizia Andrea Orlando.
L’iter legislativo è iniziato nella giornata di martedì 3 novembre, ma già dall’inizio della settimana le polemiche hanno investito i piani alti della politica italiana. Il capogruppo PD della commissione Giustizia, Walter Verini, ha spiegato agli scettici che «dopo i risultati raggiunti nella lotta al sovraffollamento, occorre proseguire l’impegno per rendere le carceri luoghi davvero umani e non barbari, dove la pena significhi formazione, lavoro, recupero, reinserimento. Il tema dell’affettività è centrale in questa direzione: investire in carceri umane vuole dire investire in sicurezza per i cittadini». Ancora oggi la maggior parte dell’opinione pubblica italiana è contraria alla concezione riabilitativa della pena, che dovrebbe aiutare il recluso a comprendere il comportamento illecito compiuto e a reinserirsi nella comunità una volta rieducato. Donato Capace, segretario generale del SAPPE (sindacato autonomo polizia penitenziaria), ha dichiarato che «i nostri penitenziari non devono diventare postriboli ed i nostri agenti di polizia penitenziaria non devono diventare guardoni di Stato».
Secondo il progetto di legge, è prevista una visista mensile dalle 6 alle 24 ore, in cui i detenuti possono alloggiare presso luoghi dove è garantita la privacy con mogli e fidanzate, proprio per sviluppare la propria sessualità, aspetto di fondamentale importanza dell’essere umano. Molte volte i costituzionalisti si sono chiesti se l’articolo 14 della Costituzione, riguardante la libertà di domicilio e quindi il diritto alla riservatezza, si possa applicare anche in ambienti come le carceri. L’inchiesta di De Deo e Bolino ha dimostrato che circa l’80% dei detenuti, dopo una fase di masturbazione e autoerotismo, fruisce di rapporti omosessuali con i compagni di cella proprio per soddisfare i propri bisogni, spesso scadendo in situazioni degradanti. La questione in esame si inserisce in un più ampio contesto riguardante la riforma delle carceri e lo stesso modo di concepire la detenzione, che da sempre divide rappresentanti e rappresentati non solo in Italia.
Viviana Giuffrida
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.