Nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2023, l’organizzazione palestinese paramilitare denominata Hamas sferra un potente e devastante attacco ai territori israeliani, partendo dalla Striscia di Gaza. Così facendo, si è inasprito ancora di più il conflitto nato nel 2008, per ragioni quali: l’invocazione della jihad contro lo Stato di Israele e la scomparsa dello Stato ebraico.
L’attacco, lanciato con armamenti mai visti prima durante le precedenti battaglie, viene tradotto come una risposta all’occupazione e alla colonizzazione di Israele del territorio palestinese.
La potenza di questo bombardamento è significativamente letale dal momento che l’ottimo sistema difensivo israeliano è stato abbattuto, provocando migliaia di vittime presso le città. Le resistenze hanno ceduto anche via terra, per cui gruppi di Hamas colpiscono e distruggono linee difensive lungo la striscia. La crudeltà dell’offensiva aumenta quando, insediandosi, i miliziani radunano ostaggi per poi torturarli.
Intuibile è la dichiarazione dello stato di guerra da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, leader del partito di destra. Partono raid aerei, carri armati e mezzi pesanti verso Gaza da parte dell’IDF (Israel Defense Forces), le forze di difesa israeliane. Nonostante ciò, ci si chiede come mai l’Intelligence israeliana, chiamata Mossad, non si sia resa conto dell’imminente attacco che ha decretato la disfatta dei servizi segreti. La questione si riconduce allo Shabbat, giorno di festività ebraica tenuta ogni sabato. Approfittando di ciò, l’effetto sorpresa dell’attacco di Hamas è risultato vincente ed efficace.
Direttamente dalla Casa Bianca, il presidente Joe Biden si schiera con il diritto di difesa di Israele, esprimendo la sua solidarietà. L’ONU, invece, condanna l’assedio di Gaza poiché vietato dal diritto internazionale, chiedendo un corridoio umanitario.
Nelle ultime ore il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, accusa la Russia di sostenere il gruppo palestinese di Hamas. In linea con ciò, è avvenuta una telefonata tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente della Turchia Recep Tayyip Erdogan, durante la quale si è discusso sulle misure da prendere per evitare che il conflitto peggiori ulteriormente.
In Italia si parla invece della visita da parte del premier Giorgia Meloni alla sinagoga di Roma, simbolo di solidarietà verso la comunità ebraica in territori italiani.
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