La resa dei conti sull’Italicum è arrivata. Il momento forse più importante dell’amministrazione Renzi è giunto. Lo sa bene il premier, che prima del giorno delle votazioni ha scritto una lettera ai propri militanti del PD. Una lettera per tenere uniti i ranghi, per ricordare come, una volta arrivati a questo punto, bisogna cercare di non uscire fuori pista. In effetti è da 14 mesi che il premier lavora con il governo alla riforma, ormai divenuta la punta di diamante delle innovazioni che il segretario del PD vorrebbe introdurre nel Paese. D’altronde, a suo dire, senza una legge elettorale è impossibile portare a termine certi obiettivi preposti dallo staff.
Il fiorentino, infatti, nella lettera non nasconde tale lato essenziale della sua politica. Anzi lo sottolinea, mettendo in gioco la credibilità del PD stesso. Vale a dire: non far passare l’Italicum sarebbe un fallimento del partito del cambiamento, dell’unico partito che, capitanato da lui, può determinare una vera e propria rivoluzione, del partito che secondo lui non può essere accusato di “democratura”, dato che è voluto dalla maggioranza degli italiani. Nell’epistola non mancano riferimenti alla Lega e al M5S, definiti tipici partiti di rivolta contro il sistema europeo, che prendono potere anche in altri Paese dell’UE. E in questom Renzi arriva anche a trovare un merito nel PD: senza quest’ultimo, si sarebbe arrivati alla deriva per colpa dei due suddetti partiti di massa.
Nello scritto non poteva mancare una descrizione dei punti più importanti dell’Italicum: «Nel merito la legge elettorale è modellata sulla base dell’esperienza dei sindaci. Chi vince governa per cinque anni. È previsto il ballottaggio. Il premio è alla lista per evitare che i partiti più piccoli possano dividersi dal giorno dopo le elezioni e mettere veti. Circa la metà dei seggi viene attribuita a candidati espressione del collegio (candidato di collegio, non più liste bloccate come nel Porcellum) e l’altra metà con preferenze (massimo due, una donna e un uomo). Si può sempre fare meglio, per carità. Ma questa legge rottama il Porcellum delle chilometriche liste bloccate con candidati sconosciuti e il Consultellum che tanto assomiglia al proporzionale puro della prima Repubblica, imponendo inciuci e larghe intese». Bisogna dire che queste caratteristiche della legge elettorale non hanno mai convinto i veterani del Partito Democratico, in primis Bersani, secondo il quale l’Italicum darebbe troppo potere a chi vince le elezioni, potere da compensare con dei contrappesi. Dall’opposizione (FI) arrivano tre pregiudiziali: una di costituzionalità, una di merito e una richiesta di sospensiva della legge elettorale; sulle prime due Brunetta ha chiesto la votazione a scrutinio segreto.
Claudio Francesco Nicolosi
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