Tra gli applausi dei presenti al Values Voter Summit di Washington, gran gala politico-religioso dei conservatori americani, Donald Trump formalizza l’empia alleanza tra la sua amministrazione e la destra religiosa degli Evangelici.
«Fermeremo gli attacchi contro i valori cristiani», così comincia il discorso del Presidente americano nel suo intervento al Values Voter Summit – tenutosi a Washington la scorsa settimana – dopo essere stato accolto da una standing-ovation dei partecipanti, al fianco di Steve Bannon e Kelly-Anne Conway, due dei suoi più vicini collaboratori.
Trump è stato il primo Presidente a parlare direttamente dal palco della convention cristiana e ha sfruttato l’occasione per ricordare le promesse fatte nei confronti dei suoi elettori e per attaccare chiunque con cui, al momento, si trovi in una faida su Twitter: in questa occasione, vari atleti della NFL colpevoli di essersi inchinati in segno di protesta durante il tradizionale inno nazionale pre-partita e gli immancabili tweet contro la CNN, perenne divulgatrice di fake news.
It is finally sinking through. 46% OF PEOPLE BELIEVE MAJOR NATIONAL NEWS ORGS FABRICATE STORIES ABOUT ME. FAKE NEWS, even worse! Lost cred.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 22 ottobre 2017
Dichiarazioni e tweet del Presidente americano a parte, l’incontro di Washington è stato di fondamentale importanza per l’amministrazione di Trump e rappresenta una delle più grandi vittorie in campo politico e sociale che questi sia riuscito ad ottenere dal momento della sua elezione. A seguito del massiccio appoggio fornitogli dagli elettori Cristiani, Mormoni ed Evangelici, Trump ha con questi rafforzato la sua alleanza attraverso le dichiarazioni di Steve Bannon e Tony Perkins; l’ex Chief Strategist della Casa Bianca ha parlato di una «guerra contro l’establishment del Partito Repubblicano», colpevole di aver lavorato per indebolire l’agenda del Presidente, mentre Perkins ha lodato gli sforzi della nuova amministrazione di «cancellare le politiche anti-religiose dei precedenti Governi e di restaurare una vera libertà religiosa».
Proprio queste ultime dichiarazioni sono state alla base di un acceso dibattito che si è creato negli ultimi giorni quando Joe Scarborough, conduttore televisivo del programma Morning Joe su MSNBC, ha pubblicamente attaccato gli Evangelici e la loro ipocrisia per la cinica alleanza con il «presidente dilettante», citando il Discorso della Montagna e affermando come Trump rappresenti l’antitesi delle Beatitudini del famoso passo del Vangelo.
Scarborough ha condannato in particolare la duplicità e la disonestà su cui si fonda uno dei più ampi e influenti bacini di consenso pubblico da cui il Presidente americano attinge: come può una persona come Donald Trump – che certamente non è mai stato noto per essere un timorato di Dio – essere un punto di riferimento per i conservatori della destra religiosa ? È solo una questione di convenienza e il risultato di anni di politiche di integrazione religiosa e razziale che hanno relegato ad una posizione di parità i Cristiani americani con il resto delle altre Confessioni ?
Secondo Neil J. Young, storico e autore di La destra religiosa e i problemi della politica interconfessionale, l’influenza e l’importanza che questa particolare frangia di conservatori ed elettori di Trump ha rivestito nel successo alle elezioni e durante questo primo anno della sua presidenza è da attribuire a tre figure chiave dell’attuale amministrazione della Casa Bianca: il Vice-Presidente Mike Pence, il Procuratore Generale Jeff Sessions e la Ministra dell’Istruzione Betsy DeVos. In particolare il primo, notoriamente un Cristiano praticante e fiero oppositore delle campagne pro-choice nonché delle maggiori iniziative pro-LGBTQ, rappresenta proprio il punto di incontro – per così dire – dell’alleanza tra il Palazzo e l’Altare all’interno della Casa Bianca.
Un’alleanza, quindi, più simbolica che sostanziale, condita da un mix di promesse retoriche di riconsegnare la destra cristiana al centro della politica americana.
Fatto sta che gli Evangelici e i Cristiani si sono convertiti al Trumpismo e, sebbene non sia una novità che da anni – negli Stati Uniti – i valori religiosi e politici si siano conformati ad un nazionalismo economico (quasi una reinterpretazione in chiave cristiana del Protezionismo repubblicano degli anni ’30), è estremamente preoccupante come l’etnonazionalismo e la demagogia razziale di questa amministrazione abbiano trovato un immediato e sicuro appiglio in quella frangia della società che si ritiene ispirata dai migliori valori della cultura giudaico-cristiana: la solidarietà sociale, il valore della vita umana e l’idea del bene comune.
Ecco allora che si comprendono i motivi delle parole di Scarborough e di chi, come lui, vede in questa alleanza tra Trump e le nuove destre religiose il più chiaro esempio della cinica ipocrisia della politica moderna: piuttosto che uomini di fede, alla Casa Bianca vi sono solo Farisei pronti a corrompere e pervertire gli insegnamenti cristiani per alimentare la propria retorica di divisione razziale, etnica e religiosa.
Francesco Maccarrone
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