Nella notte tra il 25 e il 26 novembre, dopo una giornata colpita da una violentissima pioggia, l’isola di Ischia ha vissuto una delle vicende più tragiche degli ultimi anni.
In particolare, i detriti scesi dal monte Epomeo e poi verso il mare hanno travolto il piccolo comune di Casamicciola Terme, causando morti e numerosi dispersi, distruggendo inoltre case, auto, attività commerciali e strade. Purtroppo, però, episodi di questo tipo non sono rari a Ischia, isola piena di case, edifici e strade costruite su terreni in cui teoricamente non sarebbe possibile edificare, ma che, sia per mancanza di spazio, sia per business, vengono violentemente usati dalla mano dell’uomo. A Casamicciola Terme una casa su due è abusiva, ma non bisogna pensare che l’abusivismo edilizio riguardi solo gli anni Settanta o Ottanta. E lo conferma il deputato campano dei Verdi Francesco Emilio Borrelli con le sue dichiarazioni:
«Sono spesso a Ischia, vedo camion che arrivano con materiale edile. Bisognerebbe ci fosse un controllo al porto. Dove vanno quei materiali? In quale zona? Chi e dove sta costruendo?»
Nel 2018 fu emanato un decreto per la ricostruzione del ponte di Genova (crollato il 14 agosto dello stesso anno) e in questo fu inclusa anche una norma per l’Isola di Ischia, allora in primo piano a seguito del terremoto avvenuto nel 2017, che prometteva una ricostruzione delle case e degli edifici abusivi coinvolti e danneggiati dal terremoto grazie ai fondi statali. Da tutta l’isola arrivarono circa ventotto mila richieste, mentre solo dai comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno arrivarono sei mila richieste, un numero esorbitante a fronte del numero degli abitanti, che si aggira intorno ai tredici mila.
Secondo Aldo De Chiara, ex magistrato ed ex procuratore aggiunto a Napoli con l’incarico di coordinare la sezione tutela del territorio, «molte delle costruzioni realizzate negli ultimi anni non avrebbero mai dovuto esistere».
Sempre Francesco Emilio Borrelli racconta che «Le case a Ischia venivano costruite in poco tempo, davvero dal giorno alla notte, con materiali scadenti, senza osservare nessuna norma di sicurezza. Sono case che non resistono agli eventi naturali. I cambiamenti climatici hanno portato a un dissesto idrogeolgico per cui quelle costruzioni vengono spazzate via in poche ore». Inoltre, a favorire le frane come quella del 26 novembre sono stati i disboscamenti, la cementificazione che non ha seguito regole, l’assenza di manutenzione degli alvei. «La rete scolante», ha detto Grasso, «risale a 50 anni fa e non è adeguata alle grandi quantità di pioggia provocate dal cambiamento climatico».
È da anni che l’ordine dei geologi cerca di avvertire i cittadini delle aree più a rischio al fine di prevenire il peggio, ma, nella maggior parte dei casi, tali appelli sono stati ignorati. Quante stragi ancora saranno necessarie affinché si capisca che il Pianeta getta in uno stato di degradazione irriducibile? La Regione Campania, a proposito di questo, ad agosto, ha approvato una legge per chi decide di spostarsi dalle zone a rischio, prevedendo la possibilità di aumentare la volumetria del cinquanta per cento. Nello specifico, «sarà consentito a chi vuole demolire un immobile costruito in aree a rischio di ottenere una “moneta urbanistica” con un aumento volumetrico del cinquanta per cento per la ricostruzione in aree non a rischio». Sembrerebbe un ottimo modo per far sì che i cittadini si rendano conto del rischio a cui vanno incontro ogni giorno e decidano di spostarsi zone più sicure.
I cittadini dell’isola di Ischia, quando si trovano a dover affrontare vicende di questo calibro, sembrano avere un atteggiamento e una forza degna di nota, poiché, ogni qualvolta si ripresenta una difficoltà del genere, sono pronti ed aperti al cambiamento, curiosi di sapere e vedere attuarsi proposte che possano aiutare il singolo e il bene comune. Ma questo atteggiamento sembrerebbe durar poco o quasi scomparire a fronte di proposte di demolizione e ricostruzione. In questo senso, secondo Egidio Grasso, presidente dell’Ordine dei geologi Campania, servirebbe un cambiamento di atteggiamento da parte dei cittadini.
Quando un immobile è dichiarato abusivo, questo andrebbe demolito e poi ricostruito. La decisione però deve essere presa in carico e approvata dalla Magistratura e, come è dato sapere, i tempi in questi casi non sono brevi, e una volta usciti da questo lungo percorso burocratico i fondi dovrebbero essere erogati dal comune interessato.
Tornando all’ormai lontano 2010, Silvio Berlusconi, massimo esponente di Forza Italia, in occasione delle elezioni amministrative in Campania promise di emanare un provvedimento che fermasse l’abbattimento delle case abusive. Dopo le elezioni del 2013 ci furono ben diciannove proposte di condono edilizio formalizzate in Parlamento. Inoltre, prima delle elezioni del 25 settembre scorso, Matteo Salvini, della Lega, dichiarava in un volantino “Condono edilizio subito!”. Non solo tra partiti politici, ma anche tra la stessa maggioranza, le idee sembrano non coincidere.
Spicca la dichiarazione del Governatore della Campania: «Bisogna demolire gli alloggi costruiti sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra. Non esiste l’abusivismo di necessità, esiste la condizione sociale di necessità, ma l’abusivismo è sempre illegale».
Fonte: http://ilpost.it
Fonte immagine: http://Leggo.it
Chiara Rizzo
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