A pochi giorni dalla giornata mondiale sulla salute mentale arriva una tragica notizia dal mondo dei social. Vincent Plicchi, un tiktoker italiano conosciuto come Inquisitor Ghost, si è tolto la vita in diretta in seguito a una gogna mediatica.
Vincent Plicchi a soli 23 anni era riuscito a trasformare la sua passione, il cosplay, in un lavoro. Su TikTok era riuscito a guadagnare oltre 300mila iscritti senza mai togliersi la maschera di dosso. Anche senza vederne il volto, i suoi followers sono stati capaci di riconoscere sua la luminosità, seguendolo e supportandolo in ogni sua livestream Eppure, sotto la maschera e il costume si nascondeva un ragazzo in carne e ossa, con i suoi sogni e le sue passioni, ma anche le sue debolezze.
Cosa è successo? Perché Vincent, conosciuto sui social come Inquisitor Ghost, ha deciso di togliersi la vita proprio davanti ai suoi spettatori?
Il ragazzo era stato per diverso tempo nel centro di una bufera mediatica innescata da due colleghi cosplayer, che hanno diffuso voci false sul suo conto: nello specifico, il 23enne di Genova è stato accusato di pedofilia, sulla base di finte chat con ragazze minorenni. Questa fake news è circolata indisturbata su Tiktok, portando a Vincent una valanga di odio, insulti e minacce di morte che lo hanno portato dapprima a disattivare il profilo – in un tentativo disperato di allontanarsi dai social – e poi a compiere il gesto estremo in una straziante live su TikTok: prima due ore di silenzio e poi il suicidio.
Gli spettatori presenti in live, compresa la gravità della situazione, hanno immediatamente chiamato i soccorsi, che hanno tentato invano di salvare il giovane streamer. Vincent lascia nello sgomento famiglia, amici, fan. E, tra tutti, il suo gattino Loki che era sempre al suo fianco: in un biglietto d’addio lasciato al padre gli chiede di prendersi cura di lui.
I social possono essere terreno fertile per la cattiveria più inaudita, e il caso di Vincent lo mostra alla perfezione. Eppure c’è ancora un briciolo di speranza: i creator più conosciuti hanno sfruttato il loro seguito per gettare luce sul caso di Vincent, subito emerso come un gravissimo caso di cyberbullismo, e hanno lanciato un grido d’aiuto rivolto principalmente ai media: «Bisogna parlare di quello che è successo a Vincent e fare giustizia».
Le dinamiche che hanno portato al suicidio sono subito state ricostruite sul social dal fandom di Call of Duty, di cui faceva parte sia la vittima che i presunti aizzatori. Secondo questa tesi, i soggetti coinvolti nel suicidio di Inquisitor sarebbero due cosplayer inglesi – una ragazza di 17 anni e il fidanzato di appena 18 – che avrebbero collaborato per mettere in giro voci false sul conto di Vincent. Nello specifico, la ragazzina avrebbe appositamente contattato Vincent fingendosi maggiorenne. Una volta collezionati abbastanza screenshot da mostrare l’interesse sentimentale di Vincent, li ha resi pubblici, omettendo la parte in cui mentiva sulla propria età, in modo tale da dipingere il ragazzo come pedofilo.
La messa in circolazione degli screen è stata rapida e ha subito generato una valanga di insulti difficile da digerire per Vincent che, dopo aver tentato invano di trovare pace lontano dai social, è giunto alla triste conclusione di togliersi la vita.
I due ragazzi hanno ammesso pubblicamente le loro colpe, spiegando il loro lato della storia. Questo, piuttosto che calmare le acque, ha generato la seconda ondata d’odio, stavolta rivolta verso di loro. Insulti, messaggi minatori e incoraggiamenti a togliersi la vita emulando il gesto di Vincent. Una vera e propria shitstorm, forse peggiore di quella subita da Vincent, portata avanti sia tramite post pubblici che messaggi privati.
Il 18enne, in un messaggio di scuse ora rimosso, lancia un grido d’aiuto: «Ciò che è successo è sbagliato, ma non c’è alcun bisogno di vendetta. Smettetela, per favore. Ciò che è successo a Inquisitor sta per succedere anche alla mia ragazza».
Perché anche di fronte alla tragica morte di un ragazzo, avvenuta proprio a causa delle dinamiche social, gli utenti non riescono a prendere coscienza del peso delle proprie parole, e provano a vendicare l’odio subito da Vincent con altro odio, rischiando di spingere un’altra giovane ragazza al suicidio.
Tutto ciò non è accettabile e non deve passare inosservato: i social sono diventati una cosa seria, e vanno sorvegliati e regolamentati come ogni altra sfera della vita sociale.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.