Il famoso “Frappuccino” del marchio Starbucks potrà essere venduto anche in Italia. Da tempo circola la voce di un’apertura imminente dell’azienda americana, senza però un’effettiva realizzazione del progetto. Adesso, invece, è il Corriere della Sera a riferire la notizia di un accordo per lo sbarco nella Penisola della catena internazionale di caffetterie per il 2016.
Il tavolo degli accordi potrebbe essere presieduto da una parte l’azienda americana Starbucks, mentre dall’altra Antonio Percassi – conosciuto per essere stato un ex calciatore e Presidente dell’Atalanta, guru dei centri commerciali, vanta nel curriculum l’espansione commerciale dei Benetton nonché quella del suo concorrente più acerrimo, la spagnola Zara; ha anche dato un importante contributo per la catena di negozi del marchio di lingerie Victoria’s Secret. Il primo negozio sarà quasi certamente aperto nel centro di Milano, e non a Roma come si vociferava. Da circa vent’anni Howard Schultz, fondatore e già amministratore delegato di Starbucks, cerca di capire quale sia il modo giusto per vendere in Italia, patria del caffè, la miscela in versione yankee. Per di più a un prezzo quasi tre volte superiore alla tazzina nostrana. L’anno scorso la squadra del manager di Seattle, sede del gruppo che fattura circa 9 miliardi di dollari, ha aperto una trattativa con chi il retail lo conosce davvero. Se l’accordo andrà in porto, Percassi dovrebbe essere franchising partner per l’Italia, applicando lo stesso modello realizzato con Victoria’s Secret.
La Starbucks è stata fondata da un professore di inglese, uno scrittore e un insegnante di storia, e prende il nome da un personaggio di Moby Dick, che rievoca i viaggi per mare dei primi mercanti di caffè. Attualmente, i negozi della catena sono circa 22.519 in 67 Paesi, con oltre trenta diverse miscele di caffè servite. Il primo punto vendita al di fuori del Nord America è stato aperto nel 1996 in Giappone. Schultz trent’anni fa, in occasione di un viaggio in Italia, decise di ricreare in America lo spirito della caffetteria italiana, intesa anche come punto di incontro e di lettura dei quotidiani. Tanto che la sua prima iniziativa imprenditoriale nel caffè l’aveva battezzata Il Giornale. Ovviamente, aveva dovuto adattare l’offerta del suo primo negozio ai gusti locali, più inclini alle miscele a base di latte. E da qui sono nate le bevande con i nomi che si ispirano ai caffè italiani: Frappuccino, Caramel Mocha e non poteva di certo mancare l’Espresso macchiato doppio e l’americano.
Per sbarcare nel nostro Paese, che ha fatto dell’Espresso una bevanda di tradizione e culto, l’imprenditore bergamasco e l’uomo d’affari della West Coast hanno valutato una formula originale per catturare i clienti italiani, che avrà come punti di forza l’hi-tech e l’offerta digitale. L’idea è, infatti, quella di selezionare un target come quello degli affari, dove si incontrano banchieri, avvocati, imprenditori e professionisti che hanno bisogno di parlarsi in modo riservato e, soprattutto, necessitano di una buona connessione wi-fi. Starbucks ha puntato molte carte sul digitale ad incominciare dagli Stati Uniti, dove ha appena sciolto i rapporti con la compagnia telefonica At&t e ha firmato una partnership tecnologica con Google, diventato wi-fi provider che garantisce servizi gratuiti alla clientela dei negozi Starbucks. Non solo, la società ha sviluppato anche la Starbucks digital network che offre contenuti come film, serie tv e news, per una pausa relax ed entertainment dedicata ai più giovani. E questa novità sarà uno dei piatti forti dell’offerta per sbarcare in Italia.
Marcello Strano
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