«Una giudice onoraria del Tribunale minorile mi chiede di esibire il tesserino di avvocato, lo faccio. Stupita o stupida, mi chiede se sono un avvocato, poi, ancora, mi chiede se sono laureato. Vi giuro che non è una barzelletta», così racconta servendosi del suo profilo Facebook l’avvocato Hilarry Sedu, primo ragazzo di colore a essere eletto consigliere presso l’Ordine degli Avvocati di Napoli. Il presidente dell’Ordine professionale, Antonio Tafuri, condannando immediatamente l’accaduto commenta così il fatto: «un episodio inqualificabile, a maggior ragione perché è avvenuto nel Tribunale dei minori».
A difesa del giudice onorario preso di mira si schiera la presidente del Tribunale minorile, Patrizia Esposito, che assicura: «Si è trattato soltanto di un equivoco. I nostri giudici onorari sono professionisti eccellenti, strutturati per interloquire con chiunque. Temo che, complice la mascherina, la collega abbia parlato di “mandato” e l’avvocato abbia capito “laureato”».
Il fatto si è verificato qualche giorno fa in un’aula del Tribunale minorile di Napoli in cui, ovviamente l’avvocato Sedu si era recato per lavoro: assisteva una donna immigrata e la sua bambina in una causa per ottenere il permesso di soggiorno. «La giudice — racconta Sedu— mi ha chiesto il tesserino: e questo ci sta. Non mi conosceva, anche se sono consigliere dell’Ordine, ma lo capisco. Poi però mi ha chiesto se fossi laureato. Io avrei voluto reagire, ma non l’ho fatto per non compromettere la situazione della mia cliente. Non solo non si è scusata ma, ostinata, è andata dal giudice togato Maurizio Barruffo per chiedere se lui mi conoscesse».
Il racconto di Sedu su Facebook suscita subito un’ondata di commenti, molti dei quali sono di colleghi e magistrati che mostrano vicinanza e solidarietà. Tanti lo incoraggiano a fare una segnalazione al CSM affinché la giudice onoraria, una psicologa, sia rimossa. «Certo che segnalerò l’accaduto — chiarisce deciso Sedu —; quella persona ha dimostrato di non avere l’equilibrio necessario a trattare argomenti delicati, di non essere imparziale. A mio giudizio non dovrebbe rimanere lì. Non lo faccio per me, ma per evitare che i suoi pregiudizi danneggino qualcun altro».
Per nulla sovrapponibile a quello di Sedu il racconto della presidente del Tribunale, Patrizia Esposito: «La collega ha notato nei documenti una discrepanza su alcune date e si è prodigata per risolvere il problema: ha chiesto consiglio al giudice togato Maurizio Barruffo, poi è tornata in aula e ha chiesto all’avvocato se avesse un mandato; in quel caso si sarebbe potuto rimediare facilmente all’errore. Sono certa che, anche a causa della mascherina, la parola “mandato” sia stata capita male, magari come “laureato”. Credo che il malinteso possa essere facilmente chiarito, mi piacerebbe che questo avvenisse quanto prima; siamo tra persone di buon senso».
Esposito dispiaciuta spiega come quello di cui è presidente sia un ufficio che ha sempre lavorato con diligenza e sensibilità: «Noi siamo abituati ad avere rapporti con persone di ogni nazionalità e di ogni colore: ci occupiamo di adozioni internazionali, di minorenni che arrivano in Italia da soli… Lo facciamo con grande rispetto e grande professionalità, per questo l’episodio denunciato dall’avvocato mi sembra solo il frutto di un equivoco. Del resto — conclude — io ieri mattina ero in ufficio, mi sono trattenuta fino a tardi. Se l’avvocato Sedu avesse voluto protestare mi avrebbe incontrato senza difficoltà. Neppure la collega mi ha segnalato problemi nel corso delle udienze e questo mi conferma nell’opinione che ci sia stato un equivoco. Sono venuta a conoscenza del caso solo più tardi, grazie ai social media».
Hilarry Sedu, è arrivato in Italia dalla Nigeria quando aveva soltanto sei mesi. Ha vissuto con i suoi genitori a Castel Volturno, nel Casertano e, nel frattempo, è diventato cittadino italiano. Appassionato di calcio è stato un professionista del settore nella Salernitana, carriera brillante fermata a causa di un infortunio. Oggi è un avvocato, come la moglie, con la quale ha due bambini. Come legale, in questi anni, ha sposato la causa del riconoscimento di diritti civili ai migranti africani da tempo residenti in Italia. Insomma, questo triste episodio sarà stato davvero dovuto alle mascherine nostre fedeli alleate in tempi di pandemia, oppure no? Sul punto anche il protagonista della storia sembra esserne convinto: «No, non è razzismo, è solo idiozia. È la incompetenza di un organo amministrativo che non sa scegliere i componenti privati in ausilio della macchina giustizia».
Maria Giulia Vancheri
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Maria Giulia, che in una parola si definisce logorroica, è una studentessa 24enne di giurisprudenza, a Catania. Dopo anni passati sui libri ha pensato bene di iniziare a scrivere per non infastidire più chi non volesse ascoltare le tante cose che aveva da dire. Riconosce di essere fashion… ma non addicted. Ama il mare e anche durante la sessione estiva non rinuncia alla sua nuotata giornaliera, che le rinfresca il corpo e i pensieri.
Crede fermamente che chi semina amore, raccolga felicità