Chi sono i migranti? Da cosa scappano? È compito dell’Europa aiutarli? E in che modo? Sono poi così diversi? Ma, più di tutto, cosa cercano? É possibile, magari, che la risposta a quest’ultima domanda sia più semplice di quanto ci si possa aspettare; forse ciò che essi desiderano è qualcosa che accomuna ogni essere umano su questo pianeta; forse ciò che tentano di raggiungere, anche a costo della vita, è, semplicemente, un luogo che possano finalmente chiamare “casa”. È proprio questo lo scopo di Refugees Welcome, sito che si propone di trovare un alloggio per i rifugiati.
Questo servizio tedesco con sede a Berlino si occupa di mettere in collegamento i rifugiati con coloro i quali sono disposti a ospitarli nelle proprie abitazioni. Il sito è nato dall’idea di Jonas Kakoschke (31 anni) e Mareike Geiling ( 28 anni), i quali per primi hanno deciso di accogliere in casa propria Bakari, rifugiato originario del Mali; in attesa di un permesso di lavoro, Bakari, intanto, studia quotidianamente la lingua tedesca, aiutato dai suoi gentili benefattori.
In poco tempo moltissimi comuni cittadini hanno offerto la propria disponibilità ad ospitare i rifugiati in casa. Molte persone in fuga da Paesi quali Pakistan, Afghanistan, Burkina Faso, Mali, Nigeria e Siria sono già state aiutate da Refugees Welcome e dagli oltre 780 cittadini tedeschi iscritti al sito, mentre 26 profughi, fino ad ora, hanno ricevuto il benvenuto in case private. La fascia d’età di quanti hanno risposto all’iniziativa oscilla tra i 21 e i 65 anni e riguarda studenti come privati professionisti. Inoltre è stato rilevato come la maggior parte delle persone aderenti al progetto vivano in appartamenti condivisi, ma le offerte provengono anche da coppie sposate e madri sole. È un esempio Johann Schmidt, un insegnante che, dal novembre del 2014, condivide il suo appartamento a Costanza con un profugo iracheno, Azad.
Il progetto ha raggiunto un tale grado di consensi da far emergere la volontà di istituire simili meccanismi anche in altri paesi, infatti già un’analoga iniziativa ha visto la luce in Austria nel mese di gennaio. I vantaggi dell’ospitare un rifugiato in casa propria, infatti, non si limitano a quest’ultimo. Accogliere un profugo non significa necessariamente perdere l’affitto di una stanza, in quanto in un terzo dei casi i costi sono coperti o dal centro di lavoro o dai pagamenti per il social welfare, mentre un quarto degli affitti viene pagato tramite micro donazioni al sito. Inevitabile, inoltre, è il reciproco arricchimento culturale, come testimonia Johann Schmidt parlando di Azad: « ho imparato un bel po’ di cose da lui e mi piace molto ascoltare le sue storie».
Debora Guglielmino
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