Dopo oltre settant’anni il fantasma della nave britannica SS City of Cairo ha smesso di vagare nell’oceano e sta rendendo ricchi coloro che l’hanno ritrovata. Il ritrovamento del relitto è attribuito al gruppo britannico Deep Ocean Search (DOS) che è riuscito in un’impresa senza precedenti, riuscendo a raggiungere a 5.150 metri sotto il mare il simbolo per eccellenza di tutti i cercatori di tesori sommersi. La SS City of Cairo era una nave mercantile affondata, si crede per errore, da un sottomarino tedesco il 6 novembre 1942 in piena seconda guerra mondiale, a pochi chilometri dall’isola di Sant’Elena in Africa e mandando a picco con lei quasi 50 milioni di euro (in oltre duemila casse di rupie d’argento) che da Bombay in India stavano viaggiando verso il Regno Unito.
Il ritrovamento del relitto è stato possibile solamente grazie all’utilizzo di un robot che si è spinto fino a 5.150 metri di profondità e, stando al resoconto, ha recuperato, una ad una, circa 2.100 casse piene di monete d’argento indiane con le effigie della regina Vittoria: denaro della corona britannica che il “City of Cairo”, in quel giorno di 73 anni fa, stava trasportando in Inghilterra dall’India, a quei tempi era la più grande tra le colonia d’oltremare dell’allora Impero Britannico. Il progetto, partito nel 1984, non era stato portato avanti a causa di diversi intoppi legali; perché le monete, legalmente, sono ancora proprietà del Regno Unito e la DOS ha avviato le ricerche su larga scala solo dopo aver raggiunto un accordo con il governo britannico in base al quale una parte estremamente consistente del tesoro andrà a chi lo ha ritrovato.
Pochi scommettevano sulla riuscita dell’impresa, soprattutto dopo aver visto i vari problemi tecnici avuti col ritrovamento del Titanic, pochi anni fa, al largo di Terranova nell’Atlantico settentrionale a 3.800 metri, in cui furono recuperati solo pochi oggetti e con molta difficoltà. Difatti, i ricercatori si sono avvalsi dell’utilizzo di uno speciale sonar, dell’aiuto di uno storico e della testimonianza di alcuni superstiti del naufragio per delimitare l’area delle ricerche. Area successivamente circoscritta: un braccio di oceano di circa 3.600 chilometri quadrati che sono bastati nel ritrovamento del tesoro sommerso.
Celebri le parole del comandante dell’U-Bot tedesco, Karl-Friedrich Merten, che accortosi dell’errore ordinò all’equipaggio di riemergere e in un perfetto inglese cercò di scusarsi dicendo: «Buonasera, mi dispiace per avervi affondato». Un errore che costò la vita a 110 persone tra le 302 dell’equipaggio e che vide affondare anche un mercantile tedesco, da parte degli alleati, che aveva risposto all’SOS della nave britannica poco prima che scomparisse tra le acque insieme al suo tesoro.
Ciro Pappalardo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Articoli di proprietà di Voci di Città, rilasciati sotto licenza Creative Commons.
Sei libero di ridistribuirli e riprodurli, citando la fonte.
Ti piacerebbe entrare nella redazione di Voci di Città? Hai sempre coltivato il desiderio di scrivere articoli e cimentarti nel mondo dell’informazione? Allora stai leggendo il giornale giusto. Invia un articolo di prova, a tema libero, all’indirizzo e-mail entrainvdc@vocidicitta.it. L’elaborato verrà letto, corretto ed eventualmente pubblicato. In seguito, ti spiegheremo come iscriverti alla nostra associazione culturale per diventare un membro della redazione.