Negli ultimi anni, i monopattini elettrici hanno preso sempre più piede come mezzo di trasporto individuale; leggero, maneggevole ed ecologico esso, soprattutto nelle grandi città funestate dall’ingente traffico, costituisce una valida alternativa alle automobili o ai motocicli e, sulla scia del bonus concesso lo scorso anno dal Governo, ha conosciuto una diffusione senza precedenti.
Tuttavia, la sussunzione parziale alle norme del c.d. Codice della Strada (essendo considerato un acceleratore di andatura e non un vero e proprio veicolo o un velocipede), le alte velocità raggiungibili (aumentabili con semplici artifizi tecnici) e, soprattutto, la spregiudicatezza di chi ne usufruisce, ha fatto storcere il naso a molti cittadini che, spesso, lamentano le continue scorrazzate di monopattini elettrici sui marciapiedi, col rischio di investire svariati pedoni o di tamponare altri veicoli e, in generale, di cagionare pregiudizi alla propria ed altrui integrità fisica.
Invero, non sono pochi gli incidenti anche letali occorsi da quando il monopattino elettrico è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico con la legge di bilancio del 2018 che, all’articolo 1, aveva previsto la possibilità, prima vietata dal Codice della Strada, di utilizzare nelle zone urbane pubbliche i mezzi di micro mobilità, tra cui rientrano proprio i monopattini elettrici e, successivamente, il Decreto Toninelli del 2019 che delineava un quadro normativo più specifico permettendo la circolazione nelle c.d. zone a 30 km/h e nelle strade, con un limite di velocità di 30 km/h, nelle aree pedonali, nelle piste ciclabili e nelle corsie riservate, stavolta, con un limite di velocità di 6 km/h, attribuendo una certa discrezionalità nel dettaglio ai Comuni che possono financo spingersi al divieto integrale di circolazione.
La prima vittima risale al giugno 2020 quando un sessantenne di Bundrio (in provincia di Bologna) si scontrò in una rotatoria con un auto e, da allora, sono stati registrati 564 incidenti che hanno messo a referto 518 feriti, comprensivi di conducenti e passeggeri; il più recente caso ha visto la tragica morte, in quel di Sesto San Giovanni, di un ragazzino di 13 anni che, alla guida di un monopattino prestatogli da un amico (o sottratto allo stesso) sulla pista ciclabile di Viale Gramsci, è caduto battendo violentemente la testa.
Il ragazzo, peraltro, non indossava il casco ed è andato subito in arresto cardiaco; una volta giunto in ospedale, nonostante i repentini soccorsi e i reiterati tentativi di rianimazione, i medici hanno solo potuto constatarne il decesso; ora, l’amico che deteneva il possesso del monopattino si trova indagato per omicidio colposo e, parallelamente, il mezzo è stato sequestrato perché potrebbe non essere a norma e, quindi, avrebbe potuto viaggiare ad una velocità superiore a quella consentita dalla legge.
Sulla scia di quanto accaduto, Roberto Di Stefano, il Sindaco di Sesto San Giovanni, ha emanato un’ordinanza con la quale ha introdotto una regolamentazione più stringente (rispetto a quella nazionale) circa l’utilizzo del monopattino elettrico all’interno del proprio Comune, imponendo l’uso del casco (che la legge nazionale prevede solo per i minorenni), limiti di velocità di 20 chilometri orari sulle piste ciclabili e di 5 chilometri orari nelle aree pedonali; tale ordinanza sembra anticipare ciò che verrà fatto anche a livello nazionale, con diversi parlamentari che auspicano l’introduzione di un divieto d’utilizzo per i minori e dell’obbligo di indossare sia il casco che un giubbotto o delle bretelle riflettenti al fine di rendere più sicura possibile la circolazione dei monopattini elettrici e di altri nuovi mezzi di micromobilità (come skateboard o hoverboard elettrici), compatibilmente con il rispetto dei pedoni e dei mezzi di trasporto tradizionali.
Christian Ferreri
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