Marina Abramovic, di recente molti avranno sentito o letto questo nome sui social e in televisione. L’artista è stata interpretata dalla comica Virginia Raffaele nel programma LOL-Chi ride è fuori e una delle sue opere più importanti, “The Artist is Present” è stata riprodotta dopo molti anni per sostenere l’Ucraina. Sapere questo però non basta, perché la storia di Marina Abramovic ha dell’incredibile, si pone ai limite del possibile e merita di essere letta.
Marina Abramovic è un’artista serba ed è nata il 30 novembre del 1946 a Belgrado. All’età di 14 anni, fu il padre a darle una visione dell’arte che la segnò particolarmente. Quel giorno lei voleva solo avere dei colori ma lui si presentò con un amico, che fece accadere qualcosa di incredibile. Comincio a tagliare un pezzo di tela e dopo aver gettato sopra colla, colori e altri materiali, collocò un fiammifero al centro e la composizione fu avvolta dalle fiamme. Terminata l’opera, l’amico del padre le disse: “Questo è il tramonto”.
In seguito, Marina decise di studiare all’Accademia di Belle Arti di Belgrado e di portare le sue performance art in tutto il mondo. L’arte di questa grande donna però è particolare, perchè l’uomo prende il posto della tela e gli obiettivi diventano due: testare i limiti umani e relazionarsi con il pubblico. E’ il 1960 e Marina Abramovic inizia un percorso che la porterà a vincere svariati premi tra cui: Leone d’Oro, Orso d’oro, New York Dance and Performance Award e che le farà incontrare Ulay, grande amore e compagno di lavoro che ha reso la sua vita un vero e proprio film intriso di amore, passione, dolore, sofferenza e rischio.
La Performance Art (arte performativa) è un tipo di arte che serve all’esercizio e alla mobilità del corpo umano, la danza, la musica, il teatro e tanto altro, ne fanno parte. Marina Abramovic e la sua anima anticonformista e riflessiva, hanno creato qualcosa di diverso, l’impatto è forte ma il significato è profondo. Le sue performance sono tante, tutte in diretta, a stretto contatto col pubblico; si è spesso trovata in situazioni di sofferenza fisica e psicologica, proprio perché lo scopo è spingere corpo e mente al limite, stupire e far riflettere. In merito alle sue performance, l’artista dice: “Se qualcuno mi affida il suo tempo io lo trasformerò in esperienza”.
“Rythm 0” è una tra le sue migliori performance ma anche una delle più forti. Decise di offrirsi totalmente a visitatori sconosciuti, su un tavolo mise loro a disposizione numerosi oggetti, alcuni capaci di provocare piacere, altri dolore. Esortò il pubblico a sentirsi libero di prendere qualsiasi elemento e farne ciò che voleva su di lei. Poco dopo la situazione degenerò, alcuni usarono catene e le tagliarono i vestiti, la ferirono, le puntarono una pistola carica alla testa e tentarono anche approcci sessuali. Alla fine, quando una di quelle persone mise il dito sul grilletto, scoppiò una lite tra il gruppo degli istigatori e quello dei protettori. La morale? La prima è che l’artista voleva affrontare le sue paure in relazione al proprio corpo, la seconda è la dimostrazione che in circostanze favorevoli, chiunque potrebbe esercitare azioni crudeli.
“Balkan Baroque” fu invece la performance che le fece vincere il Leone d’Oro nel 1997. Durante questa performance l’artista sedeva vestita di bianco su moltissime ossa di animali e le puliva per diverse ore, per quattro giorni consecutivi. Ciò che colpiva di più oltre alla scena in sé, era il forte odore di carne avariata che accentuava il messaggio della performance. Marina voleva denunciare la sofferenza e la violenza delle due guerre civili tra il 1991 e il 1995 nella ex Jugoslavia. Nella maggior parte delle sue esibizioni porta allo stremo il suo corpo, il più delle volte danneggiandolo, attraverso pratiche fisiche, respiratorie o vocali; quasi sempre sviene alla fine di ogni performance e tutto questo, per testare i propri limiti fisici e mentali, per mostrarli e metterli in relazione con altre persone.
Ulay (Frank Uwe Laysiepen), proprio come Marina, è nato il 30 novembre, ma a Solingen in Germania, nel 1943. Quando si incontrano, lei era solo una studentessa e da poco aveva iniziato a girare il mondo con le sue performance, lui invece era un’ingegnere appassionato d’arte e fotografia. Si innamorano a prima vista, vivono, lavorano e viaggiano insieme su un camper per 5 anni. Sono arte viva, nessuna dimora fissa, nessun lusso e un solo obiettivo, superare i propri limiti attraverso le performance.
“Rest Energy”: Ulay teneva in mano un arco con la corda tesa e la freccia puntata verso il cuore di Marina, un solo errore e lei sarebbe morta; l’artista si affidò e fidò totalmente del compagno. In quell’occasione il pubblico poteva sentire il battito accelerato dei loro cuori attraverso un amplificatore. “Breathin in breathin out”: Marina e Ulay serrano le loro bocche l’una con l’altra, tappano le narici e respirano l’uno l’aria dell’altro per 17 minuti, fin quando perdono i sensi per mancanza di ossigeno.
Dopo 12 anni insieme la loro storia inizia a rovinarsi e i due decidono di fare un’ultima performance insieme, durata 3 mesi: “The Lovers: The Great Wall Walk”. In quest’ultima performance, i due attraversano l’intera muraglia cinese a piedi, partendo dalle estremità opposte per poi incontrarsi al centro e dirsi addio. Pare che durante il viaggio Ulay si sia invaghito della sua interprete e lei restò incinta. Per Marina fu una tragedia e iniziò ad odiarlo, per 23 anni non si sono più visti, fino a quando nel 2010 Marina portò al MoMa una delle sue opere più celebri “The Artist is Present”.
“The Art is Present” è la performance di Marina Abramovic di cui si è parlato molto in queste settimane. E’ stata reinterpretata in versione comica da Virginia Raffaele a LOL-Chi ride è fuori e messa all’asta per sostenere l’Ucraina. Si tratta della performance più lunga dell’artista, ben 736 ore. Solo un tavolo di legno e due sedie; la performance consiste nello stare seduta, in silenzio e immobile per 7 ore al giorno. Il pubblico, a turno, può sedersi nella sedia vuota e guardare l’artista, per tutto il tempo che vuole.
Un’opera che mette a nudo l’artista e le emozioni umane, che esplode, nel momento in cui Ulay, appare dal nulla dopo 23 anni e si siede davanti a lei. La donna, in un primo momento resta immobile, in lacrime, poi improvvisamente non riesce più a contenere le emozioni e gli afferra le mani. Una scena memorabile che mostra quanto fosse forte il legame tra i due. Sul suo conto Marina Aveva affermato: “Io sono una metà, lui è una metà e insieme siamo un’unità”. Dopo qualche minuto Ulay si alza, va via per poi morire 10 anni dopo a causa di una malattia. Lei, artista forte e carismatica, asciuga le lacrime e torna immobile per la sua opera d’arte. Attualmente Marina ha 75 anni e ha da poco riportato la sua opera sul mercato per l’ultima volta, per sostenere l’Ucraina.
Alessia Miceli
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Alessia Miceli è una ragazza di 21 anni, determinata, socievole e altruista. Conosce diverse lingue e attualmente frequenta l’ultimo anno dell’università di lettere moderne. Crede fermamente che l’organizzazione stia alla base di tutto e che la curiosità renda l’uomo libero. È una ragazza creativa, che nella vita non si pone alcun limite, ha interessi di vario genere ma la sua più grande passione è la scrittura. Il suo obiettivo non è solo quello di fare della scrittura il suo lavoro, ma è in primo luogo quello di scoprire, conoscere e apprendere costantemente cose nuove, poiché più che ambiziosa si ritiene una ragazza molto curiosa.