“Un muro è una grande arma” e questo Bansky lo sa bene. Ecco perché, dopo un anno di “silenzio”, è tornato in scena con diverse incursioni in Ucraina, dove gli edifici distrutti dai bombardamenti russi sono stati simbolicamente decorati con 7 graffiti in stencil art. L’artista ha poi rivendicato l’azione tramite dei post sul suo profilo Instagram.
Negli scorsi giorni il fotogiornalista Ed Ram ha immortalato i graffiti che sono apparsi sui muri degli edifici ucraini distrutti dalla guerra, da Kiev a Borodyanka. Gli scatti sono velocemente diventati virali sui social, dove gli utenti hanno subito riconosciuto lo stile inconfondibile di Bansky. Finalmente l’artista ha deciso di rivendicare le sue opere.
Una prima rivendicazione è arrivata sull’account Instagram @banskygrossdomesticproduct, secondo profilo dell’artista dedicato al suo shop online. Scelta ambigua, certo, ma c’è da aspettarselo se si parla di un’artista fuori dagli schemi come l’anonimo Bansky. Solo due giorni fa è arrivata la rivendicazione ufficiale sul profilo @banksy, dove è apparso un video girato durante la realizzazione dei graffiti. Nel video l’artista dà spazio alle toccanti parole di una mamma ucraina, che tiene per mano suo figlio. «Qui è arrivata una bomba, sono morte molte persone. Mio figlio amava giocare in questo parco giochi» dice riferendosi al luogo dove sorge un murales che rappresenta due bambini che giocano su un cavallo di Frisia. Poi si rivolge al bambino: «Non essere triste, tesoro. Abbiamo già pianto tanto. Non abbiamo più lacrime».
Fonte: Artemagazine
Fonte: SkyTg24
Fonte: Rainews
Secondo l’interpretazione più gettonata, l’uomo in vasca sarebbe Alexander Dugin, ideologo di Putin.
Fonte: SkyTg24
Fonte: Fanpage.it
Fonte: Skytg24
Fonte: Artboom
Quella tra arte e guerra è una “lotta” senza fine. L’arte è creazione, la guerra è distruzione: sembrerebbero due poli opposti, ma sono indissolubilmente legati l’un l’altro.
Il mondo artistico, durante i conflitti armati, finisce spesso dei mirini dei governi. Possiamo rendercene conto senza andare troppo lontano nel tempo: sin dall’inizio del conflitto in Russia decine di mostre sono state annullate e censurate. Ma l’arte non rimane inerme: cerca, a sua volta, di sfruttare il suo fortissimo potenziale comunicativo per denunciare le atrocità della guerra. È il caso del 3 maggio 1808 di Goya, La guerra di Otto Dix, fino ad arrivare al Volto della Guerra di Dalí e il dipinto antibellicista per antonomasia: il Guernica di Picasso. Tutti quadri che mostrano crudamente la realtà della guerra, momento in cui l’umanità tocca il suo punto più basso. Tramite le loro opere, gli artisti cercano di risvegliare le nostre coscienze, ormai assopite e assuefatte a brutalità che purtroppo sono ancora all’ordine del giorno.
Andando ai giorni nostri, Bansky – insieme a Beauy e Haring – è sicuramente uno dei nomi di spicco dell’arte antibellicista. I murales apparsi in Ucraina non sono affatto i primi ad avere come bersaglio critico la guerra. Già nel 2003 dipinse il famosissimo “Flower Thrower” (Il lanciatore di fiori) a Gerusalemme, appena dopo la costruzione del muro di West Bank, barriera di 750 km che separa la Palestina dall’Israele. Il dipinto è ancora oggi un simbolo di pace universale.
Flower Thrower, Bansky
Allora come adesso l’arte di Bansky va dritta al punto. Dietro delle immagini essenziali – la cui armonia si va a scagliare contro il contesto di distruzione nelle quali sono collocate – si cela un crudo sarcasmo che non può che spingerci a riflettere.
Alice Maria Reale
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Nata a Catania nel lontano 2002, la piccola Alice si è sempre distinta per la sua risolutezza e determinazione.
Dopo aver deciso di voler diventare un’archeologa, poi una veterinaria e poi un’insegnante, si iscrive al Liceo Linguistico Lombardo Radice e scopre le sue due grandi passioni: la scrittura e le lingue straniere, che decide di coniugare iscrivendosi alla facoltà di Scienze e Lingue per la Comunicazione.