TORINO – La ricerca di un team di ingegneri del Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino potrebbe portare ad una importante risoluzione del problema della mancanza di acqua potabile in zone del mondo con forte siccità. Il team italiano, in collaborazione con il Massachussetts Institute of Technology (MIT) e l’University of Minnesota, hanno pubblicato i risultati dei loro test nella rivista Nature Communications; risultati che potrebbero totalmente cambiare il mondo circostante, sia per la vastità dei mari e della quantità di essi nel nostro pianeta, sia per la forte assenza di acqua in alcune zone del globo, dove addirittura rischia di essere contaminata dalle varie discariche a cielo aperto e passare da bene prezioso a vero e proprio prodotto killer.
Esiste già un processo, abbastanza lungo e complicato, che permette di “dissalare” l’acqua del mare e renderla “dolce”: grazie all’impiego di una sorgente di calore – che può essere un campo elettromagnetico oppure la pressione idraulica esercitata da una pompa -, una membrana separa le molecole di acqua dai sali in essa disciolti. Per semplificare questo lungo processo, la ricerca italo-americana si è concentrata sul processo di osmosi inversa per la dissalazione dell’acqua, il quale è basato «sulla capacità di alcuni materiali porosi di farsi attraversare dalla sola acqua in pressione, separandola così dal sale». Così i ricercatori sono riusciti a comprendere i meccanismi che regolano il trasporto dell’acqua salata all’altra parte della membrana trasformandola, per l’appunto, in acqua dolce e potabile.
La scoperta mira alla fabbricazione di nuove membrane porose che permettono il facile trasporto dell’acqua. Aumentando il numero di pori superficiali si ridurrà la resistenza al trasporto e permetterà di raggiungere una maggiore permeabilità, abbattendo così i costi operativi necessari al processo di dissalazione. La scoperta sui materiali nanoporosi potrebbe aprire nuove strade per importanti applicazioni: dalle tecnologie per l’energia sostenibile (per esempio batterie termiche ad adsorbimento) alla rimozione di inquinanti nell’acqua (mediante filtri nanometrici), fino ad arrivare alla nanomedicina.
Valentina Friscia
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